Il 20 luglio 1969 il mondo guardava gli astronauti Armstrong e Aldrin calpestare il suolo lunare. Nel cinquantesimo anniversario c’è chi ancora non ci crede e chi sogna altre lune.
L’avventura della corsa alla Luna celebra quest’anno, il 20 luglio, il suo cinquantesimo anniversario ma, più che a un traguardo, l’umanità oggi guarda al “nostro” satellite come ad un passaggio intermedio per distanze ben più lontane. Certo, la data è storica e l’avvenimento epocale perché nella notte di quella domenicadel 1969 la competizione tra le superpotenze, quella americana e quella sovietica, giunse al suo culmine.
La sfida per la credibilità tecnologica (e non solo) agli occhi del mondo terminò con il celebre “piccolo passo per l’uomo” compiuto dall’astronauta statunitense Neil Armstrong seguito dai balzi entusiasti del collega Buzz Aldrin, protagonisti della missione Apollo 11 insieme a Michael Collins, il cui ruolo di pilota del modulo di comando lo obbligò a rimanere in orbita senza toccare la superficie lunare.
Sulla Luna sventola una bandiera a stelle e strisce, ma questo traguardo non va letto come una vittoria degli Stati Uniti sull’Unione Sovietica. Il 20 luglio 1969 l’intera umanità si sentì parte di unanarrazione ambiziosa e straordinaria: furono 900 milioni le persone nel mondo a seguire la cronaca davanti al televisore, 20 milioni solo in Italia; in un futuro non troppo remoto gli esseri umani sarebbero diventati esploratori interplanetari delle cui conquiste la Luna sarebbe stata soltanto l’inizio.
In quel 20 luglio 1969 gli Stati Uniti avrebbero recuperato le lunghezze guadagnate dai sovietici negli anni Cinquanta e Sessanta, uno svantaggio che bruciava e senza il quale Washington non avrebbe mai deciso di investire così tanto e in così pochi anni nelle missioni Apollo. Il clima della Guerra fredda, insomma, ebbe un ruolo determinante.
In quegli stessi anni sulla Terra s’erano aperti scenari di cui non andare orgogliosi. Nell’anno in cui sul nostro satellite naturale si stava compiendo “un grande passo per l’umanità”, il Vietnam viveva l’occupazione militare da parte di 550mila soldati americani coinvolti in una guerra che avrebbe scritto una delle pagine più buie del Ventesimo secolo, dopo la Seconda guerra mondiale. Quell’anno a Praga le manifestazioni contro l’occupazione sovietica culminarono con il sacrificio dello studente Jan Palach, mentre in Italia la strage di piazza Fontana a Milano avrebbe dato il via a una lunga stagione fatta di terrore: gli anni di piombo.
Sbarco sulla Luna: c’è chi dice no
Perché la bandiera americana sventola in assenza di gravità? È vero che la Nasa ha ritoccato molte foto senza riuscire a nascondere alcuni errori di scenografia? Stanley Kubrick è il vero regista delle riprese girate in studio del famoso sbarco? Anche i complottisti si preparano a celebrare 50 anni di uscite editoriali, interviste e conferenze dedicate al grande “bluff” dello sbarco.
“L’interesse verso queste tesi ‘alternative’ – spiega Paolo Attivissimo, giornalista informatico, debunker e membro del Cicap, il Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sulle pseudoscienze – può essere di vario tipo. Innanzitutto c’è un appagamento psicologico di chi s’impone come interlocutore complottista: costoro si presentano spesso come i detentori di una verità volutamente nascosta dai grandi poteri che vorrebbero fosse taciuta. La narrazione accattivante e semplificata proposta dai complottisti funziona perché evita quella fatica della conoscenza che è l’approfondimento ed entusiasma il pubblico intorno a un mistero. A tutti, infatti, piacciono gli intrighi.
Il complottismo è anche un business. Si può monetizzazione piuttosto facilmente attirando l’attenzione del pubblico sulle sciocchezze: il clickbait funziona con una pagina web, ma anche un’opera editoriale o un convegno a tema possono generare introiti molto importanti. C’è, infine, un meccanismo di compensazione che agisce soprattutto di fronte a imprese straordinarie come questa: una mente mediocre non potrà o non vorrà accettare che altri possano raggiungere obiettivi così alti e per questo li sminuisce”.
Il complottista è refrattario ai fatti, come intervenire allora? “Organizzazioni come il Cicap – aggiunge Attivissimo – sono presenti in quasi tutti i Paesi del mondo. A queste realtà va riconosciuto un ruolo di giustizia sociale affinché le persone non finiscano nelle mani di santoni e ciarlatani.
Il lavoro di divulgazione, però, ha anche un altro scopo, quello di rivolgersi ai dubbiosi, che sono più numerosi dei negazionisti puri, ma aperti al dialogo e all’indagine. C’è una certa complicità dei mezzi d’informazione, ad esempio, a mostrare due tesi che confliggono, seppur non possano essere messe sullo stesso piano: le persone curiose, a differenza di chi accetta acriticamente il complotto, sono disposte a indagare sul mistero, e dunque ad approfondire. È a loro che si volge un’attività come la mia ed è qui la più grande soddisfazione, sapere di avere acceso una meraviglia o una curiosità nuova di fronte ai fatti e di fronte alla scoperta.
Infine, e questa è la bellezza della sfida, si può riuscire a fare una buona divulgazione pur mantenendo gli stessi ingredienti di fascino intorno a un mistero e rendere più suggestivo anche l’approfondimento che porta a comprendere la verità scientifica”. Online si possono trovare pagine ufficiali, anche in italiano, che smontano le tesi complottiste. Il sito della Nasa stesso ha una importante sezione dedicata alla missione Apollo 11.
La conoscenza porta lontano
In cinquant’anni la curiosità per la conoscenza ha condotto lontano. Le missioni Apollo, conclusesi nel 1972 con l’Apollo 17, hanno portato dodici esseri umani a calpestare il suolo lunare. Uomini che hanno compiuto ricerche sulla faccia visibile della Luna portando a casa quasi 400 chilogrammi di roccia lunare, utilizzati anch’essi per ulteriori approfondimenti sulla composizione del nostro satellite, sulla sua origine e sulle opportunità di sfruttamento delle sue materie naturali.
360mila chilometri di viaggio percorsi, però, sono pochi rispetto a quanto fatto negli anni a seguire. Le agenzie spaziali hanno mandato sonde senza equipaggio alla scoperta degli altri pianeti e di altri corpi celesti del sistema solare, permettendo a piccoli veicoli spaziali di agganciarsi a comete o raggiungendo persino Titano, uno dei satelliti di Saturno con la sonda Cassini.
Le sonde Voyager 1 e Voyager 2 lanciate nel 1977 dalla Nasa, l’agenzia statunitense per le attività spaziali e aeronautiche, sono ancora in fase esplorativa: nel 2018 si sono avvicinate a Urano e Nettuno inviandoci immagini spettacolari del sistema solare esterno e non sembrano aver voglia di andare in pensione; l’energia a disposizione per il loro funzionamento dovrebbe esaurirsi solo nel 2025. Queste sonde, al momento, si presentano a tutti gli effetti come i nostri messaggeri, baluardo nell’eventualità di un incontro con una forma di vita extraterrestre.
L’influenza della Luna sulla nostra curiosità non è per questo andata scemando. Tutt’altro. La Cina ha trovato il suo primato. Quest’anno il lander Chang’e 4 è atterrato sulla sua faccia nascosta: si tratta di un mezzo in grado di effettuare in loco esperimenti e catturare immagini per l’esplorazione e lo studio ma che, a differenza di un rover, non è in grado spostarsi autonomamente dal punto di atterraggio. Per la prima volta la far sideof the Moon è stata raggiunta da un veicolo lunare che per comunicare con la Terra ha usato un satellite sponda, il quale ha permesso ai segnali di arrivare a destinazione. Non si era mai riusciti prima.
China broadcasts pictures taken by its rover and lander on the moon's far side, in what its space program hailed as another triumph for the groundbreaking mission to the less-understood sector of the lunar surface. https://t.co/dZhPmIGyEvpic.twitter.com/4OodXAlUpN
L’agenzia spaziale cinese – la China national space administration – ha inoltre dichiarato che presto un equipaggio di taikonauti (così sono chiamati gli astronauti cinesi) calcherà la superficie lunare. La Nasa, invece, ha annunciato che nel 2024, con l’Artemis lunar program, porterà sulla Luna la prima donna astronauta.
Una nuova era lunare è dunque iniziata e non mancano le iniziative private. Baresheet è stato il primo lander realizzato dall’organizzazione Spaceil, israeliana, ad arrivare sulla Luna schiantandosi: oltre al cratere generatosi con l’impatto, la spedizione può dirsi comunque riuscita con la consegna sulla Luna di una copia della Bibbia e dell’intera enciclopedia digitale di Wikipedia.
Dalla Luna per dirigersi verso Marte
Da qui, inoltre, si può puntare dritti verso Marte, il pianeta rosso. Il progetto Lunar orbital platform gateway intende prevedere nei prossimi anni la realizzazione di una stazione spaziale continua che orbiti intorno alla Luna permettendo alla futura generazione di astronauti di intraprendere viaggi molto più lunghi (l’ipotesi è di raggiungere Marte) potendo contare su una “base di lancio” stabile a una distanza ben più intermedia, ma comunque lontana, rispetto a un viaggio con partenza dalla Terra.
Tra gli esperti in grado di fare previsioni si ripete che l’astronauta che compirà il primo viaggio su Marte sia già nato. Può essere. Ma non è soltanto ai futuri esploratori spaziali che si rivolge Di luna in luna. Storia di un’esplorazione che è appena iniziata, edito da Feltrinelli kids. Stefano Sandrelli, responsabile della didattica e della divulgazione dell’Istituto nazionale di astrofisica e autore del libro, ha pensato di raccontare ai ragazzi dai 10 ai 13 anni di un’avventura collettiva, iniziata molto prima del decennio che portò al 20 luglio del 1969 e che è tuttora in divenire.
Questa Luna e le altre
“Lo sbarco sulla Luna è un momento di una storia più lunga che ci racconta di come siamo passati da Galileo alla sfida tra Stati Uniti d’America e Unione Sovietica per l’esplorazione spaziale – chiarisce l’astrofisico –. In questa avventura più grande ci sono un presente e un futuro decisamente affascinanti e riguardano, ad esempio, la scoperta e la conoscenza delle molte altre lune del nostro sistema solare: lune bellissime, di fuoco e di ghiaccio che non assomigliano per nulla a quella che l’Homo sapiens ha toccato 50 anni fa. Su alcune di queste, come Europa, satellite di Giove, sembra ci siano le condizioni per ospitare la vita.
L’esplorazione spaziale, e la conoscenza in generale, sono proprio per questo ancora più sorprendenti. Non si va cercando qualcosa di cui si hanno già aspettative precise, ma si lascia spazio alla curiosità con un unico scopo: imparare a capire un po’ di più l’universo. In questa avventura i protagonisti sono tantissimi. Sono gli uomini e le donne, matematici, chimici, ingegneri, astronauti, ma anche persone più comuni che hanno contribuito per la loro parte e nel loro tempo. Tutto questo per affermare una cosa sola: abbiamo appena iniziato. Ai lettori più giovani raccomando di seguire le esplorazioni, e magari di proseguirle mettendosi in gioco”. Un gioco che assomiglia tanto alla staffetta. La corsa allo spazio per cui in tanti tifiamo potrebbe non mostrare più davanti a sé il nastro del traguardo, ma la mano tesa dei prossimi protagonisti pronti a ricevere il testimone e continuare a correre verso la Luna e oltre.
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