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Non c’è pace per le acque venete. Dopo i Pfas ecco i Genx
Dai rilievi dell’Arpav i pozzi esaminati risultano contenere una sostanza emergente, denominata Genx. Secondo Greenpeace si tratterebbe di sversamenti causati da Miteni. L’azienda dice che i dati non sono reali.
Non è certo finita la vicenda Pfas, collegata all’inquinamento delle acque sotterranee nel vicentino e nelle aree limitrofe. Anzi, la situazione pare pure complicarsi, dato il rinvenimento di una nuova sostanza, nota come Genx, ovvero Hfpo-Da o acido 2,3,3,3-tetrafluoro-2 (eptafluoropropossi)-propanoico, un tensioattivo fluorurato che verrebbe impiegato dall’industria in sostituzione dei Pfoa nella produzione di teflon. I rilievi, effettuati dall’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente (Arpav), hanno mostrato come sia “stata rilevata in alcuni punti di monitoraggio delle acque sotterranee negli immediati dintorni dello stabilimento Miteni di Trissino e, in modeste quantità, in alcuni pozzi situati a pochi chilometri a valle dell’insediamento produttivo”.
Le accuse di Greenpeace sui Genx
Pochi giorni dopo, Greenpeace, che da tempo monitora la situazione acque contaminate in Veneto, rende pubblico un rapporto – Sette scomode verità sul Genx – spiegando che “dal 2014 al 2017 la Miteni di Trissino, dopo aver ottenuto dalla Regione Veneto l’autorizzazione a trattare rifiuti chimici pericolosi, ha ricevuto ogni anno dall’Olanda, e nello specifico dall’azienda chimica Du Pont (oggi Chemours), quantitativi accertati fino a 100 tonnellate annue di rifiuti chimici pericolosi contenenti il Genx”.
“È paradossale che ad un’azienda già nota come fonte principale dell’inquinamento da Pfas venga deliberatamente concessa dalle autorità regionali, con negligenza e leggerezza, la possibilità di smaltire rifiuti chimici pericolosi senza inserire alcun tipo di limite allo scarico del GenX, e dal cui trattamento vengono generati enormi quantitativi di rifiuti”, afferma in una nota stampa Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna inquinamento di Greenpeace Italia. “Quantitativi che un territorio già gravemente colpito da uno dei fenomeni d’inquinamento ambientale più importanti d’Europa avrebbe sicuramente voluto e dovuto evitare”.
Cosa sono i Genx
Si tratta di una sostanza di nuova generazione, della quale ancora si hanno poche evidenze scientifiche, alcune delle quali pubblicate dalla stesse aziende produttrici. Tuttavia, scrive Greenpeace “in base ai dati diffusi dal National institute of public health and the environment olandese (Rivm) nel 2016, il Genx può essere classificato come una sostanza persistente (così come gli altri Pfas)”, e che “pur dimostrando un minore effetto negativo sul sistema riproduttivo, il Genx potrebbe essere potenzialmente cancerogeno”.
Le mosse della Regione Veneto
La Regione è dunque corsa ai ripari, sostenuta dai comitati cittadini, chiedendo la sospensione di tutti gli impianti attivi dell’azienda, valutando la “necessità che la Provincia di Vicenza emani formale diffida nei confronti di Miteni ad eseguire (entro 30 giorni dalla data della diffida stessa) le verifiche sulla tenuta/funzionalità di tutti gli impianti presenti nel sito Miteni. Obiettivo di tali verifiche è l’accertamento di eventuali fuoriuscite di prodotti dalla ditta che possono contaminare la falda”. Ma allo stesso tempo critica le affermazioni dell’associazione ambientalista, tramite le parole dell’assessore regionale all’ambiente Gianpaolo Bottacin: “Greenpeace fa affermazioni che non corrispondono al vero. Non si possono lanciare impunemente accuse infondate di negligenza e leggerezza, quando è il Veneto il primo ad aver aperto la strada nel far emergere e nell’affrontare inedite questioni ambientali, come i Pfas”.
La risposta di Miteni
Dalla sua pagina ufficiale la società spiega che a Trissino si trova “uno dei pochi stabilimenti al mondo che ha le tecnologie necessarie”, impiegate dunque per rigenerare il Genx “una sostanza usata per il teflon al posto del Pfoa. La lavorazione è terminata il 1mo luglio, perché per legge ci sono tempi rigorosi per completarla”.
Mentre dalla pagine di VicenzaToday spiega che “l’associazione cita dati teorici di capacità che non hanno nulla a che vedere con quelli reali che sono significativamente inferiori. Ad esempio, in alcuni anni non è stata fatta alcuna lavorazione del genX, zero. Cento tonnellate non sono arrivate a Trissino in tutta la storia della lavorazione della molecola. Continuare a buttare numeri a casaccio per fare clamore è irresponsabile”.
Quello che emerge è che la situazione ambientale dei bacini idrografici veneti, e non solo, è ben lontana da essere sotto controllo. In una delle aree industriali più attive d’Italia e d’Europa, dove si produce di tutto, continuano e continueranno ad arrivare migliaia di tonnellate di prodotti chimici. Che dovrebbero essere gestiti nel rispetto delle normative e della salute dei cittadini.
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