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Il car sharing in Italia piace, e continua a crescere. Oggi la flotta della mobilità condivisa nel nostro paese, sia essa in noleggio o in sharing, ha superato quota 1 milione: ogni giorno per ragioni di lavoro o turismo oltre 900mila persone utilizzano i servizi del noleggio a lungo termine, 130mila quelli del noleggio a
Il car sharing in Italia piace, e continua a crescere. Oggi la flotta della mobilità condivisa nel nostro paese, sia essa in noleggio o in sharing, ha superato quota 1 milione: ogni giorno per ragioni di lavoro o turismo oltre 900mila persone utilizzano i servizi del noleggio a lungo termine, 130mila quelli del noleggio a breve termine e 33mila il car sharing. Un settore che rappresenta l’11,1 per cento del Pil e il 16,6 per cento del gettito fiscale. Nonostante ciò non mancano le difficoltà, sia in termini di politiche che di criticità vere e proprie che stanno rallentando il trend.
Secondo l’ultimo rapporto Aniasa, l’Associazione che all’interno di Confindustria rappresenta il settore dei servizi di mobilità, “in Italia è sempre più sostenuta la transizione dalla proprietà all’uso dei veicoli. Oggi la flotta della smart mobility, in noleggio o in sharing sulle strade italiane, ha superato quota 1 milione”. Il car sharing in particolare ha visto crescere la quota di iscritti a i milione e 800mila. Con una flotta di 6.600 unità, il numero di noleggi è salito di circa il 27 per cento rispetto al 2017, raggiungendo quasi i 12 milioni di contratti. Milano e Roma rapprensentano, da sole, l’80 per cento del totale dei noleggi (9,5 milioni).
La diffusione del car sharing non solo riduce la mole di traffico cittadino – un veicolo in condivisione sostituisce fino a otto auto private – ma ha un impatto positivo anche nella riduzione dell’inquinamento atmosferico: meno della metà (se a benzina) e due terzi (se diesel) in meno di monossido di carbonio, il 50 per cento in meno di ossido di azoto e il 70 per cento in meno di emissioni di idrocarburi incombusti.
Se da una parte aumentano le città che offrono il servizio, come a Parma che da maggio vedrà attivo il servizio IoGuido, dall’altra ci sono esperienze che non funzionano o non hanno funzionato. Ultimo in ordine di tempo, il servizio di sharing a Catania Enjoy, che chiuderà il prossimo 20 maggio. “Malgrado il continuo sforzo per offrire un servizio innovativo e sempre efficiente, non abbiamo ottenuto il gradimento che auspicavamo ed i risultati in termini di utilizzo dei veicoli sono stati ben inferiori alle attese”, spiega l’azienda in una mail. “Inoltre, il ripetuto ed elevato numero di atti vandalici compiuti ai danni della nostra flotta, ci ha definitivamente costretto a decidere di chiudere il servizio”. Ma sono anche altre le città dove il car sharing non ha funzionato, come a Torino dove IoGuido ha chiuso (restano attivi gli altri con un servizio – BlueTorino – 100 per cento elettrico) e Verona.
Secondo Giuseppe Macchia, vice president smart mobility di Enjoy, riferendosi al servizio di Milano “Le auto in sharing hanno un tasso di incidenti sette volte più alto di quelle dei privati, perché gli utenti si sentono protetti dalla kasko che il Comune ha inserito nel suo secondo bando, e questo è un tema che ci sta piegando le gambe”, come riporta Quattroruote. Mentre non mancano gli scontri tra chi offre il noleggio elettrico e quelli che hanno solo l’offerta endotermica: i primi infatti non pagano alcuna tassa al Comune ospitante.
Ma per Massimiliano Archiapatti presidente di Aniasa c’è molta delusione nel settore a causa della recente richiesta dell’Ue “di tenere fermo al 40 per cento per altri tre anni il regime di detraibilità dell’Iva per le auto aziendali. Una nuova beffa per le aziende italiane, che si devono misurare ogni giorno con i concorrenti europei, agevolati da una detraibilità del 100 per cento, oltre che da una maggiore deducibilità dei costi di mobilità. Il sistema imprenditoriale italiano necessita di una revisione della normativa fiscale sulle auto aziendali con un riequilibrio, anche graduale, ai livelli degli altri paesi. Si commenta da solo il fatto che oggi in Germania si goda di un vantaggio fiscale del 100 per cento ed in Italia solo del 19 per cento”. Positivo infine il dato rappresentato dalle auto elettriche, che coprono un quarto dell’offerta nazionale: un’offerta a zero emissioni.
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