Finora sono morte almeno sette persone. Le forze di polizia stanno investigando per capire se gli incendi siano dolosi e hanno arrestato sette persone.
Copenaghen sarà la prima capitale mondiale a non pesare sul clima
Un piano ambizioso, partito nel 2009, che prevede di rendere Copenaghen la prima città a emissioni di CO2 neutrali. Trasporti, energia ed edilizia i settori chiave per contrastare i cambiamenti climatici.
“Ci è rimasta una finestra di 20 anni per agire”. Inizia così l’incontro con Jorgen Abildgaard, direttore esecutivo per il Climate plan della città di Copenaghen. Caffè americano, sala con vista sulla città, e una visione ottimistica sul futuro. La municipalità della capitale danese ha qui un ufficio dedicato alla “decarbonizzazione”. “Sappiamo che ci saranno enormi investimenti nei trasporti, nelle infrastrutture, nel settore dell’energia. Sappiamo che possiamo guidare veicoli elettrici, che gli aerei possono essere alimentati a biofuel, che gli edifici possono consumare meno”. Per questo Copenaghen si è candidata ad essere la prima capitale mondiale ad emissioni neutrali di carbonio, per dimostrare ciò che è possibile realizzare oggi, in particolare per le città di medie e piccole dimensioni. “Si tratta di volontà politica, le tecnologie ci sono”. Nel 2009 la cittadina ospitò la Cop15, ricordata tra i più come un mero fallimento. Ma da quel momento in poi l’amministrazione della città mise le basi per diventare una città a emissioni zero.
Energia, trasporti, edilizia nel Copenaghen climate plan
La capitale danese è una città in crescita, seguendo quello che è di fatto un trend globale. Oggi a Copenaghen vivono circa 600mila persone, con un aumento di 1.000 abitanti ogni mese. Numeri che crescono fino a toccate quota 1,8 milioni se si considera la regione Hovedstaden (letteralmente “regione della capitale”). Un incremento del 20 per cento in 15 anni, che porterà la città ad ospitare 800mila persone nel 2025. Per raggiungere l’obiettivo di neutralità climatica rispetto le emissioni di CO2 del 2005, l’amministrazione cittadina già dal 2009 ha iniziato a lavorare su differenti ambiti, con un progetto a lungo termine appoggiato da tutte le parti politiche che hanno governato la città negli ultimi anni. Nel 2005 le emissioni di CO2 della città erano abbondantemente sopra i 2 milioni di tonnellate (quasi 2,5 milioni nel 2007). Nel 2025 dovranno passare a 1,2 milioni di tonnellate, senza aumentare nonostante l’aumento delle attività umane, come produzione di energia, trasporti, industria (già nel 2015 la città aveva ridotto del 20 per cento le emissioni).
Copenhagen wants to be 100% carbon neutral by 2025 ?☀️? Read more: https://t.co/b2wMLsaFWR #environment pic.twitter.com/fc4i1nKA0A
— World Economic Forum (@wef) 10 ottobre 2018
Per giungere a questo obiettivo, nel 2025 la produzione di elettricità, di calore per il riscaldamento e di raffrescamento sarà principalmente prodotta a partire dal vento, dalla biomassa, dalla geotermia e dall’incenerimento dei rifiuti. L’obiettivo è che il teleriscaldamento cittadino raggiunga la neutralità in fatto di emissioni di CO2 entro quell’anno. “Vogliamo che la città diventi un laboratorio”, spiega Abildgaard sottolineando che “stiamo convertendo le vecchie centrali a carbone per alimentarle a biomassa”. Oggi il 99 per cento del calore che riscalda la città proviene dal teleriscaldamento, prodotto da tre centrali presenti in città, di cui una alimentata dai rifiuti solidi urbani. Tra queste la Avedøre Power Station produce sia elettricità che calore e può essere alimentata da diversi tipi di combustibile: carbone, olio combustibile, gas, legna e paglia. Teleriscaldamento alimentato per il 63 per cento da fonti rinnovabili, ma l’obiettivo è di arrivare almeno all’80 entro il la metà del prossimo decennio. Per questo è in costruzione una nuova centrale a biomassa che dovrebbe entrare in funzione nel 2020, mentre per tale data “posso dire che non useremo più carbone”, sottolinea Abildgaard mentre mostra le foto della centrale in costruzione e di come sarà una volta completata. Un “phase out” a tutti gli effetti.
“Vogliamo che la città diventi un laboratorio. Per questo stiamo convertendo le vecchie centrali a carbone per alimentarle a biomassaJorgen Abildgaard, direttore esecutivo per il Climate plan 2025
L’elettricità danese? Il protagonista è il vento anche a Copenaghen
La Danimarca è conosciuta come la patria del vento. Dentro il Nordik market – il mercato elettrico che unisce i paesi scandinavi al paese danese – vende parte dell’elettricità prodotta dalle centrali eoliche installate sul territorio nazionale e in pieno oceano. Il piccolo paese può vantare ben 5,7 GW di eolico installato, di cui 1,3 GW offshore, mentre pianifica di raddoppiare la potenza installata entro due anni. La sola capitale ha 114 MW installate, che cresceranno a 460 MW entro il 2025, il che dovrebbe portare la città a produrre più elettricità di quanto necessario. L’elettricità prodotta dal vento aiuterebbe a ridurre le emissioni di circa 360mila tonnellate, mentre passare alla biomassa per la produzione di calore porterebbe ad un risparmio di ulteriori 365mila tonnellate. La città inoltre continuerà a bruciare rifiuti, migliorando però la raccolta differenziata sopratutto per quanto riguarda la plastica, il che comporterebbe una riduzione delle emissioni di altre 100mila tonnellate.
Mobilità a Copenaghen, metà dei tragitti sarà su due ruote
Bastano anche poche ore in città per rendersi conto che qui il rush hour è dominato dalle biciclette. Nella capitale si stima ci siano almeno 560mila biciclette, quasi una per ogni abitante, mentre sono oltre 350 i chilometri di piste ciclabili. Certo è un atteggiamento culturale, forse nato già con la prima crisi petrolifere degli anni ’70. Sta di fatto che oggi il 43 per cento degli spostamenti casa-scuola e casa-lavoro sono fatti in bicicletta. L’obiettivo è di arrivare alla metà entro il 2025, il che comporterebbe una riduzione ulteriore di 40mila tonnellate di CO2. Nel 2010 le emissioni legate ai trasporti si stimavano intorno alle 544mila tonnellate di CO2, corrispondenti al 22 per cento delle emissioni totali della città. Il solo traffico stradale era responsabile del 70 per cento delle emissioni totali. L’obiettivo è quello di ridurre l’uso dell’auto al 25 per cento, in modo tale che il 75 per cento degli spostamenti avvenga a piedi, in bici o tramite trasporto pubblico. Per questo la flotta di bus che girano in città – modelli assai datati- saranno sostituiti con veicoli elettrici: una riorganizzazione delle 33 linee della città, per un totale di 358 autobus. Ma come si ripagheranno tali investimenti? Con un’elevata tassazione sull’elettricità, già oggi la più alta in Europa. Anche l’auto elettrica avrà la parte. Secondo le stime entro il 2025 le auto elettriche saranno le scelta più ovvia, dato che il 96 per cento di tutti i viaggi in macchina in Danimarca sono al di sotto dei 50 km.
Meno consumi, meno emissioni
Ovviamente per ridurre le emissioni non serve solo aumentare la quota di rinnovabili o di veicoli verdi. Serve innanzitutto ridurre i consumi energetici e aumentare l’efficienza, in particolare negli edifici pubblici. Secondo il piano cittadino nel 2025, l’energia utilizzata dalla città di Copenaghen per gestire edifici e far funzionare l’illuminazione stradale sarà ridotta in modo significativo: il 20 per cento in meno per il riscaldamento e consumi elettrici, attraverso il retrofitting degli edifici esistenti e la realizzazione di costruzioni altamente efficienti. Un esempio su tutti è il grande progetto di riqualificazione dell’ex area navale della città, trasformata nel Nordhavn Energy Lab: un distretto a zero emissioni di CO2 dove si testeranno le ultime tecnologie in fatto di produzione e stoccaggio dell’energia, di mobilità sostenibile e di efficienza energetica.
Un percorso quello della capitale danese iniziato più di 10 anni fa e che ha visto il coinvolgimento diretto di tutti i settori in gioco: industria, utilities energetiche, amministrazione pubblica, cittadina. L’obiettivo era semplice e quantomai pragmatico: fare di Copenaghen una città più pulita, più sana e probabilmente più felice.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Le alluvioni in India e Bangladesh hanno colpito una delle aree più popolate al mondo. Le piogge torrenziali hanno fatto esondare i tanti fiumi di grande portata della zona. Si parla già di 3 milioni si persone colpite.
La capitale della Danimarca, Copenaghen, vuol dar vita a una Silicon valley europea per lo sviluppo sostenibile. Un investimento che porterà presto i suoi frutti.
L’urgano Beryl è il più veloce ad aver raggiunto categoria 4 nella storia delle rilevazioni. Ha già colpito duramente molte isole caraibiche.
Con la decisione di proteggere 400mila ettari del Grand Canyon dalle compagnie minerarie, il presidente degli Stati Uniti inizia un’opera di rammendo di una politica ambientale finora contraddittoria.
Prima di essere declassato a tempesta tropicale, l’uragano Idalia ha causato inondazioni anche lungo le coste atlantiche, colpendo con venti oltre i 150 chilometri orari.
Da quando Elon Musk ha acquisito la piattaforma il numero di esperti di clima che la utilizzavano per arricchire il dibattito scientifico è crollato.
Una giudice del Montana ha dato ragione ai 16 ragazzi tra i 5 e i 22 che avevano fatto causa allo stato per il sostegno dato ai combustibili fossili.
Un team di metereologi e divulgatori italiani ha affrontato una spedizione in Groenlandia per toccare con mano gli effetti dei cambiamenti climatici in una delle regioni cruciali per il futuro del nostro Pianeta.