Un nuovo report esamina i piani di riduzione delle emissioni delle imprese. L’Italia è promossa, alla pari della Germania, ma c’è ancora molto da fare.
Marisa Parmigiani. Perché imprese e cambiamenti climatici sono connessi
L’occasione è quella del lancio del nuovo magazine del Gruppo Unipol Changes, naturale evoluzione del blog Changes Unipol. Presentato a Milano presso la Greenhouse di Unicredit Pavillion in piazza Gae Aulenti, il numero cartaceo è dedicato ai cambiamenti climatici e ai suoi effetti, che già stanno modificando il pianeta in cui viviamo. Un cambiamento che
L’occasione è quella del lancio del nuovo magazine del Gruppo Unipol Changes, naturale evoluzione del blog Changes Unipol. Presentato a Milano presso la Greenhouse di Unicredit Pavillion in piazza Gae Aulenti, il numero cartaceo è dedicato ai cambiamenti climatici e ai suoi effetti, che già stanno modificando il pianeta in cui viviamo. Un cambiamento che è possibile quantificare anche attraverso i danni economici legati ai disastri ambientali registrati negli ultimi anni. Secondo una recente analisi di Swiss Re nel 2017 si sono registrati danni economici per 306 miliardi di dollari, il 63 per cento in più rispetto all’anno precedente. In questo contesto il ruolo delle assicurazioni risulta fondamentale, sia in termini di mitigazione, ma soprattutto in termini di resilienza e di visione a lungo termine.
Grammenos Mastrojeni. Prendersi cura dell’ambiente genera un benessere diffuso
“Prendersi cura dell’ambiente ci interessa perché ne facciamo parte. Non prendercene cura porta ad un’erosione globale sia a livello sociale che economico”, spiega Grammenos Mastrojeni, diplomatico e coordinatore per l’ecosostenibilità della Cooperazione allo sviluppo, intervenuto alla presentazione e uno degli autori del primo numero di Changes. Nel suo intervento Mastrojeni spiega le relazioni che esistono tra diritti umani, degrado ambientale e i problemi economici oggi presenti in svariate parti del globo, presentando al pubblico quella conosciuta come l’“Equazione di Gaia”: “Sostenibilità significa prendere ciò di cui abbiamo bisogno, liberando automaticamente risorse. Facendo ciò che veramente ci fa stare bene. Questo a sua volta produce benessere, ridistribuendo allo stesso tempo le risorse”, spiega il diplomatico. Un’equazione che si traduce in giustizia e pace diffusa. “Un mondo in cui tutti i bambini hanno l’opportunità di andare a scuola è un mondo in cui Boko Haram non si sviluppa”. E ciò che riguarda la vita delle persone può essere declinato anche al mondo delle imprese.
Marisa Parmigiani e il ruolo delle assicurazioni nei confronti del rischio climatico
In un contesto in cui il 90 per cento delle Pmi che subisce una catastrofe ambientale fallisce entro i due anni, risulta evidente quanto sia importante la riduzione del rischio e il lavoro verso un’economia sostenibile e meno impattante. Guardando non solo al breve periodo. Marisa Parmigiani, responsabile sostenibilità del Gruppo Unipol, ci ha spiegato quale siano le sfide che le imprese si trovano oggi ad affrontare.
Se guardiamo ai danni correlati ai disastri ambientali, è evidente che ci sia un legame tra cambiamenti climatici ed imprese. Di cosa si tratta?
Il legame è duplice. Il primo è strettamente connesso alla produttività delle imprese. È evidente in agricoltura, dove cambieranno le aree vocate. È evidente nel turismo dove cambieranno la tipologia di ricettività e l’offerta dei luoghi: su questo la comunità imprenditoriale deve organizzarsi adesso, in prospettiva. Il secondo tema è strettamente legato al tipo di prodotto che viene offerto come azienda e come questo risponderà alla modifica della domanda. Oggi sono le piccole e medie imprese, più delle grandi aziende, ad essere esposte ai rischi catastrofali connessi al cambiamento climatico. E questo accade perché nono sono attrezzate ad affrontarli e quindi a proteggersi. Vedendo questi come episodici e non operativi.
Oggi infatti sembra che le aziende siano più predisposte a lavorare sulla mitigazione, piuttosto che sulla resilienza. Perché?
Questo accade perché nella mitigazione c’è un immediato fenomeno di ecoefficienza: cioè si lavora ad esempio sulla riduzione delle emissioni perché nel medio e lungo periodo si consuma di meno. Nella resilienza invece ci si protegge da qualcosa che potrebbe succedere, ovvero si investe per adattarsi al clima abbattendo il rischio, senza che questo in realtà si concretizzi mai in un fenomeno. Il nostro Paese in questo campo è ancora deficitario; da noi manca una consapevolezza del rischio. E questo accade perché abbiamo paura che le persone possano preoccuparsi eccessivamente, il che è un comportamento fatalista.
Lei sostiene in maniera decisa la partnership pubblico privato. È così?
Sì certo. Sotto tutti i punti di vista. Dalla condivisione dei dati per avere mappe di rischio più efficaci. Al presidio del territorio, per evitare ulteriori sfregi mettendo così a rischio la sicurezza di fronte ad eventi catastrofali, fino alla promulgazione di leggi migliorative da questo punto di vista. L’assicurazione sotto questo punto di vista può contribuire, con le proprie competenze, ad aiutare la pubblica amministrazione a fare le scelte migliori.
Che cos’è il progetto Derris?
È un progetto cofinanziato dalla Comunità europea con lo strumento Life che mette insieme l’assicurazione e gli esperti di rischio e la pubblica amministrazione e le Pmi per costruire piani di adattamento condivisi, provando ad essere la concretizzazione di quella partnership pubblico privata di cui si è accennato.
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