Un nuovo report esamina i piani di riduzione delle emissioni delle imprese. L’Italia è promossa, alla pari della Germania, ma c’è ancora molto da fare.
Ambiente, la specie umana è in pericolo
È il più completo rapporto sullo stato dell’ambiente e del pianeta prodotto da sette anni a questa parte – l’ultimo era del 2012. La sesta edizione del Global Environmental Outlook, redatta da 250 scienziati ed esperti provenienti da oltre 70 paesi, scatta una fotografia impietosa: il tempo a nostra disposizione potrebbe essere agli sgoccioli. Potremmo
È il più completo rapporto sullo stato dell’ambiente e del pianeta prodotto da sette anni a questa parte – l’ultimo era del 2012. La sesta edizione del Global Environmental Outlook, redatta da 250 scienziati ed esperti provenienti da oltre 70 paesi, scatta una fotografia impietosa: il tempo a nostra disposizione potrebbe essere agli sgoccioli. Potremmo aver fallito. E il nostro fallimento metterà a repentaglio la vita di quei giovani, ragazzi e bambini che il 15 marzo prossimo protesteranno in tutto il mondo proprio contro l’inedia degli adulti e del mondo politico.
“La scienza è chiara. La salute e la prosperità dell’umanità sono direttamente collegate allo stato di salute dell’ambiente”, dice Joyce Msuya, direttore esecutivo dell’agenzia Onu per l’Ambiente. “Questo rapporto è una prospettiva per l’umanità. Siamo ad un bivio. Continuiamo sulla nostra strada attuale, che porterà ad un futuro tenebroso per l’umanità, o ci concentreremo su un percorso di sviluppo più sostenibile?”.
I punti principali del rapporto Onu: salviamo la specie umana
Il Global environmental outlook è stato reso pubblico a Nairobi durante l’assemblea dell’Unep, l’Agenzia delle Nazioni Unite per la protezione dell’ambiente. La stessa a cui avrebbero dovuto partecipare le vittime del disastro aereo di domenica. Qui i ministri dell’ambiente di tutto il mondo stanno partecipando in questi giorni al forum sullo stato di salute del nostro pianeta. Il rapporto afferma che o aumenteremo drasticamente le politiche di protezione ambientale, o città e regioni in Asia, Medio Oriente e Africa potrebbero vedere milioni di morti premature entro la metà del secolo. Sottolinea inoltre che siamo in piena emergenza sanitaria: la resistenza antimicrobica diventerà una delle principali cause di morte entro il 2050 e gli interferenti endocrini avranno un impatto sulla fertilità maschile e femminile, così come sul neurosviluppo dei bambini.
Non solo. Il 29 per cento del suolo, dove risiedono 3,2 miliardi di persone, è già degradato. E questo, complici i cambiamenti climatici e l’aumento delle temperature, non farà che aumentare il fenomeno migratorio. L’inquinamento atmosferico attualmente causa da 6 a 7 milioni di morti premature l’anno, mentre colpirà tra 4,5 e 7 milioni di persone entro la metà del secolo. Tutto ciò collegato con la perdita di biodiversità, la frammentazione degli habitat, il sovrasfruttamento delle risorse naturali e il commercio illegale di specie selvatiche, sta guidando un’estinzione di massa paragonabile solo alle grandi estinzioni del passato, quelle che cambiarono il concetto di vita sul pianeta.
Perché l’ambiente ci riguarda da vicino
“Ambiente” non è sinonimo di “ambientalismo”. Non c’entra nulla, o comunque poco ha a che fare con esso. “Ambiente” significa acqua, cibo, aria. Non è né di destra né di sinistra, o non dovrebbe comunque esserlo. Anzi dovrebbe essere il comune denominatore per una politica che sia capace di pensare veramente al benessere dei propri cittadini e potenziali elettori.
la striscia del #Sahel è la zona del mondo più colpita dai cambiamenti climatici. Da lì il 70% dei #rifugiati ambientali e noi come #Italia e come paesi sviluppati abbiamo il dovere di aiutarli nel progettare un #futuro migliore per loro e per il #Pianeta
— Sergio Costa (@SergioCosta_min) 11 marzo 2019
Secondo il rapporto Onu avremo bisogno di investire 22 trilioni di dollari in azioni di mitigazione dei cambiamenti climatici per raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi. Con conseguenti benefici per la salute derivanti da una riduzione dell’inquinamento atmosferico, delle emissioni e della perdita di biodiversità potrebbero ammontare a 54 trilioni di dollari, più del doppio. A dimostrazione che “ambiente” significa anche profitto e benessere. Quello tanto caro a noi occidentali.
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