
L’auto connessa (in Italia ne circolano 18 milioni, il 45% del parco circolante) ha molti vantaggi in termini di sicurezza e innovazione. Ma a chi cediamo i dati personali e chi tutela la nostra privacy?
Parlare di guida autonoma significa analizzare il futuro e, al tempo stesso, occuparsi della tecnologia V2X, vale a dire della connettività tra veicoli e infrastrutture. Mai come nell’era della mobilità senza conducente, infatti, sarà determinante il costante scambio d’informazioni tra vetture e realtà circostante. Una condivisione basata sulla disponibilità di reti pubbliche e private per
Parlare di guida autonoma significa analizzare il futuro e, al tempo stesso, occuparsi della tecnologia V2X, vale a dire della connettività tra veicoli e infrastrutture. Mai come nell’era della mobilità senza conducente, infatti, sarà determinante il costante scambio d’informazioni tra vetture e realtà circostante. Una condivisione basata sulla disponibilità di reti pubbliche e private per la diffusione dei dati oltre che su auto in grado di “dialogare” con i mezzi pubblici e recepire le allerte legate al meteo e al traffico. Il futuro è iper connesso.
Per arrivare al debutto delle prime vetture prive di conducente, la comunicazione V2X (vehicle-to-everything), come accennato, sarà determinante e basata sullo scambio di dati tra infrastrutture e auto. Una condivisione che richiederà pochi millisecondi e coprirà un raggio minimo di almeno 500 metri, complice lo standard di connettività pWLAN (public WLAN) che favorirà la diffusione di molteplici avvisi, spaziando dalle complicazioni meteo agli incidenti, dai lavori stradali ai guasti lungo la rete. L’introduzione del nuovo sistema di comunicazione all’interno delle gamme auto sarà graduale e a partire dalle informazioni sulle condizioni del traffico, così da agevolare la fluidità della circolazione e ridurre l’inquinamento. Ad esempio sfruttando l’onda verde semaforica o escludendo automaticamente dalla pianificazione di un itinerario le aree a forte congestionamento, così da contenere la marcia “stop and go”, particolarmente sfavorevole a livello di emissioni.
Tra le case auto più attive in materia di sviluppo della connettività V2X vi è la francese Renault che, in collaborazione con il Gruppo Sanef, tra i primi operatori mondiali nel settore autostradale, ha avviato un progetto per testare le comunicazioni tra veicoli autonomi e infrastrutture stradali durante il passaggio delle barriere dei caselli e l’avvicinamento alle zone caratterizzate dai lavori stradali. L’obiettivo della partnership consiste nel ridurre gli incidenti e, al tempo stesso, favorire la fluidità della circolazione consentendo da un lato ai passeggeri di sfruttare il tempo lasciato libero dall’intervento dei sistemi di guida autonoma, dall’altro di abbassare i consumi e, quindi, favorire l’autonomia dei veicoli elettrici o, nel caso delle vetture ibride, contenere le emissioni.
L’auto del futuro, integrata con le infrastrutture e connessa con gli altri veicoli, prende forma in Francia grazie ad alcuni prototipi autonomi messi a punto dalla Renault. Prototipi che affrontano una procedura, apparentemente semplice ma dinamicamente complessa, come l’attraversamento di una barriera autostradale. La sperimentazione Renault/Sanef, avviata dal 2016 in Normandia lungo l’autostrada A13, prevede che il veicolo riceva le informazioni dall’infrastruttura circa un chilometro prima del casello, anticipando la propria posizione e adattando la velocità in funzione dei pannelli verticali. L’approccio alla barriera, particolarmente ostico a causa dell’assenza di segnaletica orizzontale, si affida a delle linee virtuali derivate da una mappa ad alta definizione dei luoghi, mentre i sensori mantengono il veicolo al centro della corsia. La vettura, ovviamente, è in grado di rilevare la presenza degli altri mezzi e di adattare il proprio comportamento. Un piccolo, grande passo, verso la diffusione delle auto senza conducente.
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