Azraq è il primo campo profughi alimentato ad energia solare

Ha iniziato a produrre energia elettrica, l‘impianto fotovoltaico installato nel campo profughi di Azraq in Giordania, gestito dall’Unhcr. E da qualche giorno i rifugiati siriani hanno a disposizione l’elettricità all’interno dei propri alloggi. Si tratta del primo campo profughi ad essere alimentato con energia rinnovabile: un impianto della capacità di 2 MW, finanziato con la

Ha iniziato a produrre energia elettrica, l‘impianto fotovoltaico installato nel campo profughi di Azraq in Giordania, gestito dall’Unhcr. E da qualche giorno i rifugiati siriani hanno a disposizione l’elettricità all’interno dei propri alloggi. Si tratta del primo campo profughi ad essere alimentato con energia rinnovabile: un impianto della capacità di 2 MW, finanziato con la campagna Brighter Lives for Refugees della Fondazione Ikea.

campo profughi
L’impianto fotovoltaico nel campo di Azraq. ©Ikea Foundation/Vingaland AB

I pannelli fotovoltaici forniranno energia ai circa 20mila rifugiati che, dopo due anni nei quali l’elettricità è stata un lusso, ora potranno alimentare un frigorifero, un televisore, un ventilatore, avere luce all’interno della propria abitazione e caricare i telefoni, condizione fondamentale per permettere ai rifugiati di mantenere i rapporti con i loro familiari all’estero.

Un campo profughi alimentato dal sole

Si tratta del primo impianto di questo genere costruito in un campo per rifugiati. “La giornata di oggi costituisce una pietra miliare”, ha dichiarato Kelly T. Clements, vice Alto Commissario dell’Unhcr in una nota stampa. “L’illuminazione del campo non è solo un risultato simbolico: offre un ambiente più sicuro per tutti i residenti del campo, apre opportunità di sussistenza e garantisce ai bambini la possibilità di studiare nelle ore serali. Soprattutto, permette a tutti i residenti dei campi di condurre una vita più dignitosa”. Nel campo di Azraq la vita quotidiana è alquanto difficoltosa. Situato in una zona desertica della Giordania settentrionale, deve sopportare condizioni climatiche estreme. E se manca l’elettricità, estremamente costosa in Giordania, anche le attività più semplici diventano imprese: cucinare, lavare i vestiti, studiare o raggiungere a piedi in condizioni di sicurezza i bagni nelle ore notturne, soprattutto per le donne ed i bambini.

Sicurezza energetica e un risparmio di 1,5 milioni di dollari

Avere l’elettricità non cambierà soltanto la vita dei rifugiati che vivono qui dal 2014, anno di apertura del campo. Grazie a questo impianto il risparmio sarà 1,5 milioni di dollari statunitensi l’anno, con una riduzione delle emissioni di CO2 di 2.370 tonnellate. La previsione è quella di potenziare l’impianto fino a 5 MW. In questo modo l’intero campo potrebbe essere alimentato a rinnovabili. Anzi nelle ore di minor utilizzo l’elettricità in esubero sarà ceduta alla rete locale, gratuitamente. “Il primo impianto solare al mondo in un campo profughi segna un cambio di paradigma nel modo in cui il settore umanitario supporta le popolazioni sfollate”, ha dichiarato Per Heggenes, amministratore delegato della Fondazione Ikea.

“Siamo molto grati a tutti coloro che sono stati coinvolti, specialmente i clienti e i collaboratori di Ikea che hanno partecipato alla campagna Brighter Lives for Refugees, l’Unhcr, il governo giordano, l’Edco e, soprattutto, la popolazione siriana e giordana che ha reso questo progetto una realtà”.

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