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Cos’è il car sharing, tutto quello che c’è da sapere sull’auto condivisa
L’auto condivisa piace. Anzi piace moltissimo. Negli ultimi sei mesi, in Italia, il car sharing è cresciuto del 35 per cento raggiungendo quota 4,2 milioni di prenotazioni. Un successo sino a pochi anni fa tutt’altro che scontato, ma che ora fa gola a un numero crescente di operatori. Merito delle tariffe accessibili, della facilità nel
L’auto condivisa piace. Anzi piace moltissimo. Negli ultimi sei mesi, in Italia, il car sharing è cresciuto del 35 per cento raggiungendo quota 4,2 milioni di prenotazioni. Un successo sino a pochi anni fa tutt’altro che scontato, ma che ora fa gola a un numero crescente di operatori. Merito delle tariffe accessibili, della facilità nel reperire le vetture, dell’intuitività delle app per la gestione del servizio e, soprattutto, delle difficoltà nell’utilizzare l’auto privata in città. Specie per accedere al centro. Indipendentemente dalle motivazioni alla base del boom del car sharing, ciò che conta è che promette di rendere più sostenibile la mobilità e ridurre il traffico.
Con il car sharing la stessa comodità di un’auto privata
“Il car sharing rappresenta oggi un’ottima soluzione per muoversi in città: non si rinuncia alla comodità dell’auto ed è possibile accedere alle zone centrali a costi moderati, comprensivi del parcheggio. Nel mentre, crescono le limitazioni per muoversi con una vettura privata, dovute sia alle sempre più frequenti giornate di blocco del traffico per contenere le emissioni inquinanti sia all’ampliamento delle ZTL”, spiega Emiliano Saurin, fondatore di Urbi, aggregatore dei principali sistemi di urban mobility. Ma che cos’è, esattamente, il car sharing? Il termine inglese, che letteralmente significa “condividere l’automobile”, individua un servizio che permette di utilizzare una vettura su prenotazione, prelevandola in un parcheggio o in una zona vicina all’utente e riconsegnandola nello stesso punto oppure in un luogo diverso, dietro pagamento di una cifra proporzionale alla durata del servizio. Si passa dal possesso al semplice utilizzo del mezzo di trasporto.
Si passa dal possesso al semplice utilizzo dell’auto
Il principio cardine del car sharing consiste nel rinunciare all’auto privata, ma non alla flessibilità nel muoversi. La vettura passa dall’ambito dei beni di consumo a quello dei servizi. Diversamente dal car pooling, modello secondo il quale più persone viaggiano insieme nella stessa macchina – di proprietà di una di esse – dividendo le spese di viaggio, o dal ride sharing, vale a dire la condivisione on demand dei passaggi in auto, il car sharing è assimilabile a un noleggio a ore con automobili dislocate in più punti della città. L’utente iscritto al servizio individua il veicolo desiderato, sempre più spesso mediante un’apposita app, lo prenota, lo utilizza e quindi lo riconsegna in un luogo specifico o, pratica ormai condivisa dai servizi più moderni, in una qualsiasi zona entro un’area circoscritta. Area che solitamente coincide con il perimetro urbano.
ZTL e parcheggio gratuito con il car sharing
I costi sostenuti dagli utenti si suddividono solitamente in una quota associativa (annuale o una tantum) e in una cifra a consumo relativa ai singoli periodi di utilizzo. Una tariffa di tipo binario basata sulla combinazione della durata della prenotazione e della percorrenza della vettura che, è bene ricordarlo, è di proprietà del gestore della flotta, come tale chiamato a sostenere tutte le incombenze e le spese di gestione. Ad esempio l’assicurazione, la manutenzione, il bollo e, non ultimo, il carburante. Quanti usufruiscono del car sharing, pertanto, traggono notevoli benefici economici dal non dover acquistare un’auto, o non dover utilizzare la propria, pur muovendosi con la massima libertà in città. Le vetture adibite a questo servizio possono sfruttare le corsie preferenziali, accedere gratuitamente alle ZTL, sostare senza ticket in centro e circolare anche nei giorni di blocco del traffico.
Le auto del car sharing sono sicure e inquinano meno
I vantaggi privati sono innegabili, ma quali sono gli aspetti positivi per la collettività? Innanzitutto viene ridotto il numero di auto parcheggiate lungo le strade, liberando suolo pubblico per altre destinazioni. In seconda battuta, la frequente sostituzione dei mezzi adibiti alla condivisione garantisce la circolazione di veicoli d’ultima generazione, a contenuto impatto ambientale e con elevati standard di sicurezza. Terzo, un’unica auto soddisfa le esigenze di più persone, contribuendo a snellire il traffico. Ecco perché i dati che certificano una crescita esponenziale del servizio in Italia sono da salutare positivamente. Nel 2016, ad esempio, sono stati percorsi trenta milioni di chilometri in condivisione grazie a 5.030 veicoli che hanno soddisfatto 1,8 milioni di ore di noleggio. Un vero e proprio boom.
Un fenomeno che interessa metropoli e piccole città
Milano è la città d’Italia con più vetture adibite al car sharing. A inizio 2017 il capoluogo lombardo poteva contare su 2.386 auto contro le 1.570 di Roma, le 610 di Torino e le 464 di Firenze. Un primato sul quale incide il fatto che Milano, nel 2001, è stata la prima realtà italiana di grandi dimensioni ad attivare il servizio e ad oggi può contare su oltre 300mila iscritti. Torino è, però, la metropoli con il tasso di crescita più alto (+54 per cento) negli ultimi sei mesi. Seguono Milano (+41 per cento), Roma (+20 per cento) e Firenze (+10 per cento). La condivisione delle vetture sta prendendo piede anche in città più piccole come Biella, Cuneo, Forlì, Bologna, Parma, Prato, Brescia, Genova, Savona, Venezia, Padova, Catania e Palermo. Tantissimi anche gli esempi internazionali, alcuni non privi di criticità, come Parigi per esempio, dove gli utenti del car sharing aumentano ma i conti non tornano.
Il free floating alla base del successo del car sharing
La crescita del car sharing, oltre che alla bontà della formula, va in larga parte ascritta al debutto di alcuni gestori che hanno rivoluzionato le regole del gioco introducendo il free floating. Vale a dire la possibilità di trovare le vetture non (solo) in parcheggi fissi, ma anche distribuite capillarmente all’interno della città. Complice l’apporto di specifiche app e della geolocalizzazione tanto dell’utente quanto dei veicoli, è possibile far incontrare la domanda e l’offerta di trasporto dicendo addio alla riconsegna dell’auto in un punto prefissato. Oggi è infatti possibile lasciare il veicolo… dove capita! Purché entro un determinato perimetro. Il massimo della flessibilità. Il concetto di condivisione “punto a punto” è stato affinato da car2go ed Enjoy, oggi le realtà più importanti su base nazionale.
Car sharing con le smart per car2go
car2go fornisce servizi di car sharing in alcune città europee e del Nord America. Gestito dalla società moovel GmbH, controllata da Daimler AG (che detiene i marchi Mercedes-Benz e smart), opera con le vetture smart fortwo e forfour offrendo un noleggio “punto a punto” con tariffazione al minuto, sebbene siano disponibili forfait ridotti su base oraria e giornaliera. Tranne in casi eccezionali, non c’è contatto diretto con gli addetti, dato che tutte le operazioni sono affidate all’interazione di un’apposita tessera, del computer di bordo delle vetture, di un portale dedicato e di una app per smartphone. car2go, che ha debuttato a Milano nel 2013 e a Roma nel 2014, è attualmente attivo anche a Firenze, Torino e Prato. Le tariffe partono da 0,29 centesimi al minuto di guida e/o di sosta sino a 13,99 euro per un’ora completa. L’intera giornata costa 59 euro, mentre il costo chilometrico, una volta superati i 200 chilometri nell’arco delle 24 ore, è di 0,29 centesimi a chilometro.
Anche per Enjoy tariffe al minuto
Nel 2013 Eni ha lanciato Enjoy, il servizio di car sharing che copre le città di Roma, Milano, Firenze, Torino e Catania. Opera con vetture Fiat 500 e Fiat 500L sempre accessibili: il principio del free floating è identico al concorrente car2go. Anche in questo caso la tariffazione è a tempo e include il noleggio dell’auto, il carburante, l’assicurazione, il parcheggio (in aree autorizzate) anche sulle strisce blu, l’accesso alle ZTL e la manutenzione. In alcuni casi è previsto il pagamento di un abbonamento annuale. Il costo al minuto è di 25 centesimi, che diventano 50 euro per 24 ore consecutive. La percorrenza massima per ciascun noleggio è di 50 chilometri; per ogni chilometro aggiuntivo si pagano 0,25 euro. La prenotazione, dopo i primi 15 minuti gratuiti, costa 10 centesimi al minuto sino a 90 minuti.
Cresce il car sharing con le vetture elettriche
Oltre a Enjoy e car2go, sono operativi in Italia svariati servizi di car sharing. Ad esempio Share’ngo – attivo a Milano, Roma e Firenze – che consente, sempre secondo la logica del flusso libero, di condividere vetture elettriche con prezzi standard da 28 centesimi al minuto. Prezzi che, optando per i pacchetti flat, scendono sino a 0,20 euro al minuto. In aggiunta, le tariffe variano in funzione dei soggetti – gli anziani usufruiscono di sconti speciali – e delle fasce orarie. Un esempio? Di notte, dall’una alle cinque, le donne possono acquistare un Women Night Voucher (30 minuti a 3 euro) così da tornare a casa in piena sicurezza pagando dieci centesimi al minuto. A Milano è inoltre possibile fruire di DriveNow, il car sharing, anche con vetture a batteria, di Bmw e Mini. A ridotte emissioni anche i servizi di E-vai, forte della dislocazione delle auto elettriche in Lombardia presso punti nevralgici quali aeroporti, stazioni, piazze e università, e Yukõ, che a Forlì mette a disposizione una flotta di Toyota Yaris Hybrid. Condividere conviene. Sia al portafoglio, sia all’ambiente.
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