Roberta Redaelli, nel suo saggio Italy & Moda, raccoglie le voci del tessile. E invita il consumatore a fare scelte che lo spingano alla sostenibilità.
Addio al logo del coccodrillo, Lacoste lo sostituisce con gli animali in via di estinzione
Il logo Lacoste cede il posto a dieci animali a rischio estinzione in una collezione il cui ricavato supporterà l’Unione mondiale per la conservazione della natura nella lotta alla salvaguardia delle specie che rischiano di sparire.
Il marchio di abbigliamento Lacoste ha lanciato una nuova capsule collection durante la sfilata tenutasi lo scorso 28 febbraio a Parigi. In partnership con l’Unione mondiale per la conservazione della natura (Iucn) ha presentato una linea di polo che hanno come logo il simbolo di dieci animali in via di estinzione a causa della pesca intensiva, del bracconaggio e di altre attività umane impattanti. Si tratta di una collezione prodotta in quantità specifiche e non casuali: il numero di polo raffiguranti una determinata specie corrisponde esattamente al numero effettivo di esemplari censiti in natura.
L’iniziativa rientra all’interno del programma Save our species guidato dall’Iucn, dal Global environment facility e dalla Banca mondiale con l’intento di agire concretamente e sensibilizzare tanto le istituzioni quanto i membri civili sull’importanza di salvaguardare le specie minacciate, i loro habitat e le persone che dipendono da loro, nonché la biodiversità in generale.
Lacoste celebra gli animali in via di estinzione
Con 1.775 polo esaurite in pochissimi giorni, la collezione era composta da 30 pezzi con il logo a forma di focena della California, una specie di cetaceo conosciuta anche con il nome di vaquita che è in via di estinzione a causa di ripetute catture accidentali nelle reti da pesca posizionate nel suo habitat con il fine di catturare i totoaba, pesci dal forte fascino commerciale; 40 polo sono state, invece, dedicate alla tartaruga rugosa della Birmania la cui riproduzione è a rischio per via dell’eccessivo consumo delle sue uova da parte dell’uomo.
Tra le altre, sono state create 50 polo con il lepilemure settentrionale, 67 con il rinoceronte di Giava, 150 con il gibbone di Cao Vit, 157 dedicate ai pappagalli kakapo, 231 ai condor della California, 250 ai saola o bue di Vu Qang, 350 alle tigri di Sumatra e, infine, 450 alle iguane di Anegada. Tutti gli animali raffigurati rischiano di estinguersi a causa delle ripercussioni dovute alla deforestazione, all’inquinamento, al bracconaggio, alle attività agricole e alla sempre più crescente presenza di animali, anche selvatici, addomesticati.
L’impegno di Lacoste per la biodiversità
Associato da ormai 80 anni all’iconico logo del coccodrillo, il noto marchio la cui icona sono le polo contribuisce alla protezione della biodiversità impegnandosi direttamente nella salvaguardia dei coccodrilli e degli alligatori e dei loro ecosistemi messi a rischio dalla scarsa salubrità delle acque in cui vivono. Infatti, la collezione a sostegno di Save our species è soltanto una delle imprese di sul fronte ambientale: dal 2014 sostiene i progetti del Parco nazionale delle Everglades in Florida, negli Stati Uniti per garantire a queste specie le condizioni di vita ideali. Perché anche il mondo della moda può dare il proprio contributo alla causa ambientale non solo sensibilizzando i consumatori, ma anche battendosi in prima linea con iniziative concrete.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Nel mezzo di una grave crisi, il distretto tessile e dell’abbigliamento lancia l’allarme sui diritti dei lavoratori nella filiera della moda italiana.
La nostra selezione periodica di marchi responsabili nei confronti dell’ambiente e dei lavoratori.
Il magazine Öko-test ha condotto ricerche su capi di abbigliamento e accessori Shein trovando residui di sostanze pericolose. La nostra intervista ai ricercatori.
L’industria tessile si sta attrezzando per innovare se stessa e trovare soluzioni meno impattanti: la fermentazione rappresenta l’ultima frontiera moda.
Casi di appropriazione creativa e di rapporti sbilanciati nella fornitura di materie prime rendono sempre più urgente parlare di “sostenibilità culturale”.
Il Parlamento europeo ha aggiornato il report sull’impatto della produzione tessile mentre cresce l’attesa nei confronti delle prossime scelte politiche.
Sono tante e afferenti a diversi aspetti della produzione tessile: perché conoscere le certificazioni è il primo passo per fare una scelta responsabile
Nonostante i recenti scandali, che la moda made in Italy sia etica di per sé è una credenza diffusa. Una piccola filiera virtuosa sta cambiando le regole.