Si parla di vintage se un capo ha più di 20 anni, è definibile second hand invece è qualsiasi oggetto abbia già avuto un precedente proprietario.
WSM Fashion Reboot, tutte le testimonianze dal primo salone di moda sostenibile
WSM Fashion Reboot si è chiuso con grande entusiasmo da parte di personaggi illustri, esperti e nuovi emergenti nel settore della moda sostenibile. Ecco le testimonianze che abbiamo raccolto.
Milano, 11 e 12 gennaio. WSM Fashion Reboot è stato il primo valido esperimento di unione tra tutti gli attori della moda sostenibile all’interno di un format prestigioso ideato da White, il pilastro delle innovazioni in ambito moda a Milano e ora anche promotore della moda sostenibile, etica e democratica.
“Per noi è una grande soddisfazione essere parte di un evento che mette insieme brand storici, emergenti e università” – ha dichiarato Isabella Tonelli, coordinatrice della csr di Vivienne Westwood – “perché abbiamo finalmente la conferma che l’awareness si sta espandendo”. Dalle istituzioni ai principali esponenti della moda, alle aziende consolidate, ai brand di ricerca, alle start up innovative e alle università: una sinergia tra diverse realtà che cooperano per un unico scopo comune, cambiare il futuro della moda.
Le testimonianze dal WSM Fashion Reboot
L’evento si è concluso riscuotendo grande successo da parte dei partecipanti e del pubblico. Personaggi pubblici, autorità ed esponenti del settore sono passati dalla postazione LifeGate presente all’interno del salone per parlare dell’esigenza di una moda più responsabile e del potenziale di WSM Fashion Reboot nel dar voce a questo messaggio.
Massimiliano Bizzi
Fondatore di White Milano insieme a Brenda Bellei Bizzi, Massimiliano Bizzi è stato il principale artefice di questo nuovo salone organizzato anche grazie al supporto di Mise e Ice – agenzia, alla partnership con Confartigianato Imprese e con il patrocinio del Comune di Milano. Con Massimiliano Bizzi abbiamo parlato degli obiettivi che si è posto per questo evento.
Ivan Scalfarotto
Tra le autorità presenti al giro inaugurale di WSM Fashion Reboot era presente anche il Sottosegretario al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Ivan Scalfarotto. La sua testimonianza è stata molto importante per comprendere il vero potenziale della moda sostenibile per l’economia italiana.
Marina Spadafora
Marina Spadafora si è occupata di segnalare a Matteo Ward, direttore creativo di WSM Fashion Reboot, alcuni dei brand presenti all’interno del salone. Il movimento Fashion Revolution, di cui è coordinatrice per l’Italia, da anni collabora con White Milano per l’allestimento della sezione dedicata alla moda sostenibile, pertanto non poteva che essere coinvolto come uno dei main partner di questo evento.
Paolo Naldini
Dall’organizzazione Cittadellarte – Fondazione Pistoletto, Paolo Naldini è passato nella nostra postazione per raccontarci il motivo che ha portato la fondazione da lui gestita a sostenere WSM Fashion Reboot. Perché se si vuole assistere a un vero cambiamento nell’industria tessile e dell’abbigliamento, il valore della moda sostenibile deve essere trasmesso direttamente al consumatore finale.
Simon Giuliani
Al primo salone di moda sostenibile abbiamo conosciuto Candiani Denim, l’azienda che ha ideato un tessuto per jeans fatto con una trama cento per cento biodegrabile ottenuta dall’unione di gomma e cotone biologico. A raccontarci meglio questa innovazione ci ha pensato il Global marketing director dell’azienda.
Stefania Ricci
Durante il WSM Fashion Reboot, hanno partecipato anche la Fondazione Ferragamo e il Museo Salvatore Ferragamo esponendo alcuni pezzi d’archivio della mostra permanente Sustainable Thinking. La direttrice del museo ci ha raccontato che, attraverso questa esposizione, si è voluto mostrare l’innata passione dello stilista per la sperimentazione con materiali insoliti quali carta, corteccia d’albero e rafia.
Enrica Arena
Con la sua innovazione Orange Fiber, una delle ideatrici ci ha spiegato in cosa consiste la tecnologia per realizzare un tessuto partendo dagli scarti della spremitura delle arance. Ecco la testimonianza di Enrica Arena.
Francesca Romana Rinaldi
All’interno del primo salone di moda sostenibile, si è tenuto il WSM Smart Contest di cui Francesca Romana Rinaldi è stata la coordinatrice. Ad arrivare in finale sono state dieci start-up, ma la vittoria se la sono aggiudicata solo in due, una per la categoria prodotto e l’altra per la categoria servizio.
ACBC, start-up vincitrice del WSM Smart Contest
Una delle vincitrici del WSM Smart Contest è stata ACBC che si è aggiudicata il premio previsto dalla categoria prodotto. La tecnologia che consente di cambiare scarpe sfruttando le suole fino a fine ciclo di vita, e sostituendone solo la tomaia, godrà di visibilità temporanea all’interno di una boutique di pregio in Italia. A parlarcene è stato Edoardo Iannuzzi, direttore creativo e co-founder di questa start-up.
Staiy., start-up vincitrice del WSM Smart Contest
La seconda vincitrice del WSM Smart Contest è stata Staiy. che si è aggiudicata il premio della categoria servizio. Con la sua piattaforma di marketplace che, ospitando un’ampia gamma di marchi di moda sostenibile, è in grado di suggerire all’utente i capi in base al suo stile, rappresenta una rivoluzione nell’esperienza d’acquisto. A raccontarcelo è stato Ludovico Durante, co-fondatore di questa start-up.
Altre testimonianze
Molte altre realtà e autorità competenti del settore sono passate dalla postazione di LifeGate per lasciarci la propria opinione: da Fili Pari, start-up che ha ideato un filato proveniente dagli scarti della lavorazione del marmo, alla modella e influencer di punta nell’ambito sostenibile, Doina Ciobanu.
Una grande opportunità per Milano e non solo
Come negli anni ’60, quando la moda milanese si è affermata nel settore del prêt-à-porter, oggi la moda sostenibile rappresenta una grande opportunità per la città meneghina e per l’intera economia italiana.
Già presente come una piccola parentesi all’interno del White, la moda sostenibile questa volta ottiene un suo spazio indipendente. Così Milano, già capitale della moda italiana, si dimostra ancora una volta lungimirante e innovatrice anche sul versante sostenibile.
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