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La sostenibilità nell’era delle Suv: ecco la nuova ibrida Toyota C-HR
L’orizzonte della mobilità è tracciato: a meno di scoperte tecnologiche tanto rivoluzionarie quanto inattese, il futuro è legato alla propulsione elettrica. Inizialmente abbinata alle motorizzazioni tradizionali, come nel caso delle auto ibride, ibride plug-in e ad autonomia estesa, successivamente libera di esprimersi in versione “pura” sfruttando le batterie, le celle a combustibile (quindi l’idrogeno) o
L’orizzonte della mobilità è tracciato: a meno di scoperte tecnologiche tanto rivoluzionarie quanto inattese, il futuro è legato alla propulsione elettrica. Inizialmente abbinata alle motorizzazioni tradizionali, come nel caso delle auto ibride, ibride plug-in e ad autonomia estesa, successivamente libera di esprimersi in versione “pura” sfruttando le batterie, le celle a combustibile (quindi l’idrogeno) o la ricarica solare, con la guida autonoma come corollario. Questo è il quadro dei prossimi venti/trenta anni. Non meno importante, però, è il presente, caratterizzato dal boom delle Suv e delle crossover di dimensioni compatte. Un contesto nel quale la sostenibilità può conquistare un ruolo di primo piano grazie a brand come Toyota, il più grande costruttore al mondo, che puntano sulla propulsione ibrida.
Rendimento record per il motore di Toyota C-HR
La casa nipponica debutta nel settore delle crossover compatte con la nuova C-HR, forte di una linea sportiva e di una meccanica raffinata. Sotto la carrozzeria trovano spazio un moderno 1.2 turbo a iniezione diretta di benzina da 116 cv oppure il powertrain della Prius, vale a dire il sistema propulsivo della berlina ibrida più venduta al mondo. L’abbinamento di un motore a quattro cilindri in linea 1.8 16V a ciclo Atkinson alimentato a benzina e di un’unità elettrica porta in dote una potenza complessiva di 122 cv trasmessa alle ruote anteriori da una trasmissione a variazione continua. Una soluzione che promette una percorrenza media di 27 km/l ed emissioni di CO2 inferiori a 90 g/km. Risultati in linea più con una piccola city car che con una Suv, favoriti dal rendimento del 40 per cento da parte dell’unità termica; uno dei valori più favorevoli al mondo.
La sostenibilità cardine della progettazione
Chiamata al debutto entro la fine del 2016, C-HR si distingue dalla massa delle crossover perché considera la sostenibilità non un semplice corollario quanto piuttosto un elemento fondante. Un punto cardine per rafforzare il quale Toyota ha puntato sia su dimensioni contenute, così da ridurre il peso e conseguentemente i consumi di carburante, sia sulla nuova architettura TNGA (Toyota New Global Architecture) che, grazie all’utilizzo di macchinari compatti in fase di produzione, porta in dote un sensibile risparmio energetico rispetto allo standard. Sostenibilità oltretutto ribadita in senso lato, ovvero puntando da un lato su di una campagna di lancio decisamente “democratica”, una sorta di tour elettorale nelle maggiori città italiane ispirato alle campagne dei politici statunitensi e denominato King of The Flow, dall’altro su di un pacchetto di sicurezza completo che anticipa alcune tecnologie solitamente legate alla guida autonoma. Il sistema Toyota Safety Sense è infatti di serie e include la frenata automatica d’emergenza con riconoscimento dei pedoni, la “lettura” della segnaletica stradale, l’avviso di superamento involontario della corsia, il cruise control adattivo – per il mantenimento costante della velocità e della distanza dal veicolo che precede – oltre alla gestione autonoma dei fari abbaglianti.
Tra trent’anni viaggeremo a bordo di vetture elettriche, quasi certamente a guida autonoma. L’appuntamento con la sostenibilità, però, non va rimandato. Pur aderendo al fenomeno del momento, rappresentato dalle Suv e dalle crossover, è possibile rispettare l’ambiente consumando poco più di un’utilitaria. La nuova ibrida Toyota C-HR è una risposta a queste aspettative.
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