Politiche frammentarie, discontinue e incerte. Così sull’elettrico l’Italia fa peggio persino della Grecia. Ne approfitta la Cina, che allarga l’offerta; ultimo caso la BYD Sealion 7.
Uber sposa la mobilità elettrica. A Londra il ridesharing è a batteria
Dalla nascita a San Francisco nel 2009 ad oggi, Uber ha rivoluzionato il servizio di trasporto automobilistico privato, proponendo un’alternativa ai classici taxi. Grazie a una semplice applicazione smartphone, vengono infatti messi in contatto passeggeri e autisti, con la possibilità, oltretutto, di tenere traccia della vettura prenotata e scegliere tanto l’auto quanto il conducente. Una
Dalla nascita a San Francisco nel 2009 ad oggi, Uber ha rivoluzionato il servizio di trasporto automobilistico privato, proponendo un’alternativa ai classici taxi. Grazie a una semplice applicazione smartphone, vengono infatti messi in contatto passeggeri e autisti, con la possibilità, oltretutto, di tenere traccia della vettura prenotata e scegliere tanto l’auto quanto il conducente. Una piccola rivoluzione, specie considerando che consente a chiunque, purché in possesso di determinati requisiti, di diventare un driver Uber. Ora l’azienda americana compie un passo ulteriore, inserendo nel proprio parco auto una flotta di veicoli elettrici.
Londra, pedaggi azzerati per le elettriche
A Londra, Uber testerà venti berline elettriche Nissan Leaf e trenta crossover cinesi BYD e6. Un’iniziativa con una doppia finalità: da un lato contribuire a ridurre le emissioni inquinanti, dall’altro evitare sia la congestion charge, vale a dire il pedaggio di 11,50 sterline (13,60 euro) per accedere ad alcune zone nevralgiche della città, azzerato per i veicoli a batteria e ibridi plug-in, sia la futura T-charge di 10 sterline (11,80 euro) voluta dal nuovo sindaco Sadiq Khan. Quest’ultima legata agli effettivi livelli d’inquinamento dei diversi modelli in quanto applicata a tutte le vetture pre-Euro 4.
Uber vuole testare la rete di ricarica
La sperimentazione dei nuovi veicoli elettrici da parte di Uber non concerne tanto l’affidabilità delle auto quanto piuttosto la capacità, da parte della rete di ricarica londinese, di soddisfare le esigenze d’approvvigionamento d’energia legate a un utilizzo intensivo dei veicoli. Non a caso, la fase di test verrà condotta in partnership con l’Energy Saving Trust, un’organizzazione no profit che promuove la diffusione dell’energia sostenibile. Le elettriche Nissan Leaf e BYD e6 saranno prenotabili grazie alla consueta app e consentiranno a Uber di maturare una preziosa esperienza nella gestione di una flotta a batteria.
Venti Nissan Leaf e trenta BYD e6
Grazie a Nissan Leaf e BYD e6, Uber conta di soddisfare tutte le esigenze di trasporto urbano. La prima è infatti una berlina compatta a cinque porte con una linea fuori dagli schemi, mossa da un propulsore elettrico da 109 cv alimentato mediante batterie agli ioni di litio, in grado di spingere i quasi 1.500 kg della vettura da 0 a 100 km/h in 11,5 secondi. L’autonomia si attesta a 199 km per le versioni base, 250 km per gli allestimenti Acenta e Tekna con celle da 30 kWh anziché da 24 kWh, complice il sistema di recupero dell’energia nelle fasi di frenata. La cinese BYD e6, sinora poco diffusa in Europa, è invece una crossover dalla generosa abitabilità, simile nel design a una monovolume e accreditata di una percorrenza media di 300 km a ogni ricarica. Entrambe permetteranno a Uber di non farsi cogliere impreparata in vista del 2019, quando a Londra verrà introdotta un’ulteriore restrizione alla circolazione delle auto tradizionali, denominata Ultra Low Emission Zone, che renderà ancor più oneroso accedere alle zone nevralgiche della città. Il futuro della City è a batteria.
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