
I pannelli fotovoltaici sono la tecnologia verde più utilizzata nella transizione energetica. Ma come smaltirli e riciclarli quando diventano obsoleti?
Il Centro agro alimentare di Bologna è un esempio di come le rinnovabili siano oggi in grado di alimentare grandi centri direzionali e di distribuzione, diventando allo stesso tempo una fonte di ricavo.
Il Centro agroalimentare di Bologna (Caab) è il più grande centro distributivo per il commercio all’ingrosso dei prodotti agroalimentari e biologici in Italia. Ed è alimentato a fonti rinnovabili grazie all’installazione di uno dei più grandi sistemi di accumulo per l’energia fotovoltaica del nostro Paese.
Nello specifico si tratta di un nuovo impianto fotovoltaico con una potenza di 450 kWp, che verrà installato sul tetto della nuova area mercatale del mercato ortofrutticolo e sarà abbinato ad un sistema di accumulo da 210 kWh, permettendo così alla struttura di produrre per autoconsumo circa l’80 per cento del fabbisogno annuo di elettricità. “Questa è la quarta fase di un progetto partito già nel 2011, quando installammo sulla copertura che oggi ospita Fico, il parco tematico dedicato al settore agroalimentare e alla gastronomia, con 80mila metri quadrati di fotovoltaico, con una potenza di oltre 8 megawatt”, racconta Alessandro Bonfiglioli amministratore delegato di Caab.
Negli anni successivi l’intera copertura dell’immobile è stata equipaggiata con il solare, facendo quello di Caab l’impianto a tetto più grande d’Europa, con oltre 40mila pannelli fotovoltaici. Come quattordici campi da calcio che producono energia rinnovabile.“Il passo successivo era passare all’accumulo, visto che l’obiettivo è proprio quello di utilizzare sul posto tutta l’energia che produciamo”, continua Bonfiglioli. Oggi l’intero sistema fornisce il 60 per cento dell’elettricità richiesta dalla struttura. La parte rimanente viene acquistata da una società elettrica che produce energia da fonti rinnovabili.
“Ci mancava tutta la fase notturna, ovvero quella dell’illuminazione, in un periodo durante il quale ovviamente il fotovoltaico non produce elettricità. Quindi la scelta più logica ci sembrava quella dell’accumulo insieme ad alcune colonnine di ricarica per i veicoli elettrici”, continua l’amministratore delegato di Caab. Ciò che spiega Bonfiglioli è che le rinnovabili sono state quasi una scelta obbligata, visto che il mercato ortofrutticolo è di per sé un’attività estremamente energivora, basti pensare alla refrigerazione o all’illuminazione. La spesa elettrica infatti prima del fotovoltaico era la prima voce di spesa. “Oggi invece è la seconda per quanto riguarda i ricavi”.
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