Daniela Marcone, vicepresidente di Libera, ci ha raccontato qual è lo scopo della Giornata della memoria e dell’impegno. E quali sono i ricordi che le danno la forza di lottare ogni giorno.
Don Ciotti e la carica dei cinquantamila in piazza a Padova. Ragazzi ribellatevi!
È diventata suo malgrado un simbolo Prato della Valle, soprattutto oggi che ha ospitato i cinquantamila che hanno partecipato alla 24ma Giornata della memoria e dell’impegno che ricorda tutte le vittime innocenti delle mafie, organizzata dall’associazione Libera. Infatti dopo le decine di arresti in tutta la regione registrati nelle scorse settimane si è portato alla
È diventata suo malgrado un simbolo Prato della Valle, soprattutto oggi che ha ospitato i cinquantamila che hanno partecipato alla 24ma Giornata della memoria e dell’impegno che ricorda tutte le vittime innocenti delle mafie, organizzata dall’associazione Libera. Infatti dopo le decine di arresti in tutta la regione registrati nelle scorse settimane si è portato alla luce ciò che si sapeva da tempo: la mafia ha radici ovunque in Italia. Ma è proprio per sradicare questa pervasiva presenza che Padova è stata pacificamente invasa da un’ondata di giovani, di studenti, di scout, di famiglie e adulti. Tutti uniti da un’unica richiesta, quella della giustizia sociale.
Vittime di mafia, una lista troppo lunga
Dopo l’arrivo dei cinquantamila in Prato della Valle, guidati dai famigliari delle vittime di mafia, inizia il momento più solenne dell’intera giornata: la lettura di oltre un migliaio di nomi. Vittime innocenti delle mafie. Tra loro cittadini, magistrati, giornalisti appartenenti alle forze dell’ordine, sacerdoti, imprenditori, sindacalisti, esponenti politici e amministratori locali morti per mano delle mafie solo perché, con rigore, hanno compiuto il loro dovere. A strappare un applauso alla folla silente i nomi di Peppino Impastato, del generale Dalla Chiesa, di Paolo Borsellino, di Giovanni Falcone e Ilaria Alpi, letti dalla voce rotta dall’emozione di Daniela Congiusta, vedova di Mario Congiusta, ucciso lo scorso agosto e del figlio Gianluca, anch’egli ucciso nel 2005.
Don Ciotti, la lotta alla mafia vuol dire lavoro, cultura, educazione
“Dobbiamo valorizzare le nuove generazioni. Il mio intervento lo dedico a loro, ai giovani. Hanno voglia, ma dobbiamo coprirli di spazi, di opportunità”, dice il fondatore di Libera don Ciotti a LifeGate. “Un paese che ha 2 milioni di giovani che non lavorano deve pensare prima di tutto a risolvere questo enorme problema, perché la lotta alla mafia vuol dire lavoro, vuol dire cultura, vuol dire educazione. Sono 163 anni che parliamo di mafia e non dobbiamo dimenticare le cose belle accadute e le tante vittime. Oggi però dobbiamo fare qualcosa in più”. È infatti questo che chiede dal palco Don Ciotti, durante il suo lungo intervento. Uno scatto, un cambio culturale.
“In Veneto c’è gente meravigliosa”, sottolinea riferendosi agli ultimi fatti di cronaca. “Non devono essere situazioni criminali di corruzione a cancellare la bellezza di questa terra. Dobbiamo reagire e dobbiamo lanciare un messaggio”. Come quello lanciato in questi anni da Libera: “Sono due gli elementi più importanti che stiamo vivendo oggi: la rivoluzione delle donne che stanno rompendo la mafia da dentro. E quella dei ragazzi, come quei 40 che sono oggi qui con noi. Sono ragazzi che hanno sbagliato, ma a cui bisogno offrire la possibilità di scoprire un’altra forma di vita, che non è la famiglia mafiosa, ma una comunità che li accoglie”.
Don Ciotti, ragazzi ribellatevi!
Sono tanti i temi toccati da don Ciotti dal palco illuminato dal primo sole di primavera. Dai migranti all’ambiente. “Dico no alla gestione repressiva dei migranti e all’attacco dei diritti umani. I migranti sono vittime rappresentate come i nemici, ma i nemici sono altri, sono le mafie, la corruzione, l’usura, la mancanza di lavoro”. Chiede una svolta culturale il fondatore di Libera, anche nei confronti dell’ambiente e della società. “Ragazzi ribellatevi. Il futuro ci chiede di andargli incontro, abbiamo bisogno di un nuovo Umanesimo in vista di un’ecologia integrale. E di smettere di pensare all’ambiente e alla società come dimensioni separate. La cura della Natura e l’impegno per la dignità delle persone sono la stessa cosa”. Un intervento dirompente, quello di don Ciotti a Padova, che probabilmente ha fatto breccia in molti di coloro erano presenti oggi in quella piazza coloratissima.
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