L’A35 Brebemi sperimenta la mobilità elettrica per il trasporto delle merci

Potrebbe diventare la prima eHighway d’Italia, ovvero la prima autostrada elettrica del nostro paese. Almeno per quanto riguarda il trasporto delle merci su gomma. Il progetto presentato a Bruxelles lo scorso dicembre, prevede infatti che l’A35 Brebemi – l’autostrada che collega Brescia a Milano – venga elettrificata per alimentare gli autocarri ibridi già testati in

Potrebbe diventare la prima eHighway d’Italia, ovvero la prima autostrada elettrica del nostro paese. Almeno per quanto riguarda il trasporto delle merci su gomma. Il progetto presentato a Bruxelles lo scorso dicembre, prevede infatti che l’A35 Brebemi – l’autostrada che collega Brescia a Milano – venga elettrificata per alimentare gli autocarri ibridi già testati in Svezia, in Germania e negli Stati Uniti. Un protocollo d’intesa che vede tra i firmatari Cal (Concessioni autostradali lombarde), A35 Brebemi, Scania, Siemens e il Politecnico di Milano.

A35 Brebemi
L’A35 Brebemi verrà elettrificata per alimentare gli autocarri ibridi di Scania © Scania

L’A35 Brebemi sarà la prima autostrada elettrica d’Italia

Il progetto pilota prevede l’elettrificazione della A35 tra i caselli di Romano di Lombardia e Calcio in provincia di Bergamo; un tratto di circa sette chilometri dove verranno installate delle linee di corrente per l’alimentazione dei veicoli Scania ibridi già testati nei mesi scorsi. “La sperimentazione, e ancor più l’intero progetto di elettrificazione della A35 Brebemi, nasce per contenere in modo radicale le emissioni dovute al trasporto su gomma”, ha detto Marco Bosi amministratore delegato di Siemens Mobility in una nota. Secondo Bossi “il trasporto merci incide per il 9 per cento sul traffico complessivo, ma pesa per il 60 per cento delle emissioni ed è concentrato in alcune tratte”.

La prima fase di studio farà in modo che l’elettrificazione abbia una estensione massima utile a mettere a regime e tarare il sistema. Una volta che saranno testate l’efficienza e sopratutto la sostenibilità economica del sistema, è prevista una seconda fase che prevede l’elettrificazione dell’A35 Brebemi, mentre allo stesso tempo si ipotizza la commercializzazione dei veicoli e dei relativi dispositivi per l’utilizzo della linea.

a35 brebemi
Il tratto svedese di autostrada elettrica © Scania

Come funziona l’autostrada elettrica

Nei tratti stradali elettrificati con un’infrastruttura dedicata, i camion si connettono alla linea aerea elettrica tramite un pantografom un po’ come accade con i filobus, ricevendo l’energia necessaria per circolare e riducendo così a zero le emissioni allo scarico. Sulle strade sprovviste dell’infrastruttura o in fase di sorpasso i veicoli proseguono, sfruttando il proprio motore a trazione ibrida. Il progetto prevede anche di considerare l’utilizzo di fonti di energia rinnovabile installate lungo il tratto di autostrada, per l’alimentazione del traffico lungo la A35 Brebemi.

L’eHighway sarà oggetto di studio al Politecnico di Milano

Il World business council per lo sviluppo sostenibile delle imprese (Wbcsd) stima che i volumi delle merci trasportate a livello globale nel 2050 saranno tre volte maggiori rispetto a quelli del 2000. Per questo sarà necessario trovare soluzioni alternative per ridurre gli impatti del traffico pensate, sviluppando sì l’infrastruttura ferroviaria, ma trovando soluzioni sostenibili anche per il traffico pesante su gomma. E questa potrebbe esserlo. Per questo motivo il progetto sarà oggetto di studio nel nuovo corso di laurea magistrale in Mobility Engineering presentato pochi giorni fa al Politecnico di Milano. “Lo sviluppo della prima autostrada elettrificata in Italia, una delle prime in Europa, è un esempio di grande eccellenza sul fronte dell’innovazione: il fatto che questo progetto diventi oggetto di studio nel nuovo corso di laurea del Politecnico è per noi un motivo di grande orgoglio”, ha sottolineato Franco Fenoglio, presidente e amministratore delegato di Italscania durante la presentazione del corso.

A dimostrazione del fatto che, nonostante proclami politici, sindrome di Nimby, e benaltrismo dilagante, sia ancora possibile investire e pianficare nel nostro paese.

 

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