
L’auto connessa (in Italia ne circolano 18 milioni, il 45% del parco circolante) ha molti vantaggi in termini di sicurezza e innovazione. Ma a chi cediamo i dati personali e chi tutela la nostra privacy?
L’elettrificazione del trasporto pesante è quanto di più simile alla lavorazione del metallo. Inizialmente la materia è dura, durissima al punto da risultare ostica. Poi, però, applicando calore, anche l’acciaio più tenace diviene incandescente. E malleabile. Lo stesso accade oggi con la logistica delle merci. Se, sino a pochi anni fa, parlare di mobilità a
L’elettrificazione del trasporto pesante è quanto di più simile alla lavorazione del metallo. Inizialmente la materia è dura, durissima al punto da risultare ostica. Poi, però, applicando calore, anche l’acciaio più tenace diviene incandescente. E malleabile. Lo stesso accade oggi con la logistica delle merci. Se, sino a pochi anni fa, parlare di mobilità a batteria era tabù, ora, grazie all’impegno di alcuni costruttori e allo sviluppo della tecnologia dell’idrogeno, un orizzonte a zero, o quantomeno a ridotte emissioni, è sempre più probabile.
Elon Musk, patron di Tesla, è stato il primo ad accendere le polveri dichiarando che “il camion elettrico si farà, e sarà una belva!”. Promettendo, soprattutto, che l’inedito veicolo potrà contare su di un’autonomia prossima a 500 chilometri e su di un moderno sistema di guida autonoma derivato dalla tecnologia Autopilot, dedicata alle vetture a batteria americane. Voci insistenti parlano infatti della sperimentazione dei primi “convogli semi autonomi”, con il mezzo di testa condotto da un essere umano e i camion seguenti, che viaggerebbero in carovana lungo le interminabili autostrade degli States, affidati all’intelligenza artificiale.
La seconda vampata di calore che ha reso a dir poco incandescente il settore del trasporto commerciale è venuta dalla Nikola Motor Company, factory con sede a Salt Lake City, nello Utah (Usa), che ha annunciato la produzione, entro il 2021, di due trattori stradali elettrici alimentati a idrogeno con un’autonomia sino a duemila chilometri. Veicoli sviluppati congiuntamente alla Bosch, specialista dell’elettronica nel settore automotive, e che beneficeranno, secondo quanto dichiarato, di un rifornimento completo in quindici minuti a fronte di una capacità di traino notevole, considerato il motore da 1.000 cavalli in grado di erogare una coppia di 2.712 Nm. Camion che, secondo quanto dichiarato da Trevor Milton, fondatore e amministratore delegato della società statunitense, dovrebbero segnare “la fine del motore Diesel”.
Tesla con il camion a batteria, Nikola con il trattore stradale a idrogeno, quindi Mercedes con l’Urban eTruck, modello elettrico con telaio a tre assi e massa complessiva di 26 tonnellate, destinato alla distribuzione a corto e medio raggio (entro i 200 chilometri): ecco i primi tre petali del quadrifoglio della mobilità pesante a ridotto impatto ambientale. Manca, però, un quarto elemento. Forse il più importante, dato che coincide con uno dei principali costruttori impegnati nel settore dei trasporti. Parliamo della svedese Scania, pioniere di un impegno a 360 gradi per l’abbattimento delle emissioni, tanto da aver portato sul mercato, nel solo 2016, ben 5mila mezzi pesanti sostenibili, con un incremento del 40 per cento rispetto all’anno precedente. Scania che, ora, dichiara di voler percorrere una nuova, ulteriore, via che conduce al rispetto ambientale. La via dell’idrogeno.
L’idrogeno come soluzione per il trasporto pesante è alla base della partnership tra Scania e Asko, principale grossista norvegese di beni di largo consumo. Una collaborazione basata sul comune obiettivo di testare degli innovativi camion a celle di combustibile. Veicoli comunque dotati di batterie, esattamente come i modelli alimentati esclusivamente mediante accumulatori, aventi il compito di supportare il motore elettrico nelle fasi di massimo carico e immagazzinare l’energia recuperata in frenata. Una tecnologia che, a detta di Hedvig Paradis, responsabile in Scania della collaborazione con Asko, “potrebbe rapidamente radicarsi in Giappone, Corea del Sud e California, dove le amministrazioni pubbliche stanno investendo fortemente sull’infrastruttura dell’idrogeno, accomunate dall’obiettivo di abbattere drasticamente le emissioni”.
Come sempre accade quando scende in campo un top player, la partita assume un tono diverso e il gioco subisce un’accelerazione. Con Scania in lizza, il ricorso all’idrogeno per il trasporto pesante ha un alleato in più.
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