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La Lapponia è sempre più richiesta, ma dovrà puntare sul turismo sostenibile
Laghi e foreste artiche. Paesaggi innevati e natura selvaggia. La Lapponia è un luogo unico, dove si può apprezzare il vero silenzio, l’aria incontaminata, l’acqua pura. Un luogo che va però protetto, perché possa continuare ad essere tale e alla portata di tutti. È quello che i finlandesi chiamano Jokamiehen Oikeudet, ovvero il diritto universale
Laghi e foreste artiche. Paesaggi innevati e natura selvaggia. La Lapponia è un luogo unico, dove si può apprezzare il vero silenzio, l’aria incontaminata, l’acqua pura. Un luogo che va però protetto, perché possa continuare ad essere tale e alla portata di tutti. È quello che i finlandesi chiamano Jokamiehen Oikeudet, ovvero il diritto universale di ogni uomo di godere delle campagne, della pesca, dei prati e dei parchi naturali. Di vagabondare nella natura. Negli ultimi due anni secondo i dati ufficiali dell’ente del turismo finlandese, c’è stato un vero e proprio boom nel settore turistico, spinto sopratutto dalle presenze asiatiche. Un turismo spesso mordi e fuggi, come accade anche nel nostro paese, e che senza dubbio lascia un’impronta, specialmente se i luoghi sono fragili come quelli artici. La Lapponia però ha anche una grande opportunità: essere il punto di riferimento per il turismo sostenibile e diventare la meta preferita per chi ama le vacanze “slow”. Nei ritmi, nel cibo, nel tempo trascorso all’aperto.
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La Lapponia vuole promuovere il turismo sostenibile
“Stiamo cercando di implementare il turismo certo”, racconta Marjo Kamarainen, che lavora per promuovere la sostenibilità nel settore turistico all’interno dell’ente Land of national parks, che include cinque parchi nazionali nel sud della Lapponia. “Ma lo vogliamo anche tenere sotto controllo. Per questo offriamo servizi pensati per quei turisti che vogliono conoscere veramente il territorio, e rispettarlo”, dice terminando il suo piatto rigorosamente vegetariano, in un ristorante a Kuusamo, circa 800 chilometri a nord di Helsinki. Secondo Marjo sono gli stessi visitatori a chiedere un turismo diverso da quello di massa o mordi e fuggi, che viene praticato in altre località della regione. Quelli che magari viaggiano solo in treno, rinunciando all’aereo, o quelli che scelgono mete meno conosciute, meno battute ma ricchissime in natura.
I numeri (in crescita) del turismo in Lapponia
“Il turismo nella regione artica è fortemente legato alle speciali condizioni naturali di quest’area, ai mezzi di sostentamento e alle tradizionali attività ad essi legate”, spiega in una mail Liisa Kokkarinen, project manager per il Sustainable arctic destination. “C’è anche un crescente interesse per la regione artica, per motivi legati ai cambiamenti climatici. Ciò significa che il turismo sta aumentando nell’Artico, e in Finlandia in particolare”.
Secondo i dati ufficiali dell’ente per il turismo lappone, a partire dal 2016, i pernottamenti internazionali sono cresciuti del 22 per cento, toccando quota 1,48 milioni e superando i pernottamenti domestici, fermi a 1,43 milioni. Ai primi posti a visitare la Lapponia sono gli inglesi con il 19 per cento delle presenze. Segue la Germania, con l’11 per cento e la Francia, col 10 per cento. Ma c’è un mercato che è cresciuto enormemente ed è letteralmente esploso, ovvero quello asiatico. Le presenze dalla Cina sono aumentate dell’82 per cento, mentre quelle australiane del 59 per cento. Una domanda totale che ha raggiunto il miliardo di euro nel 2017 e ha impiegato circa 7mila persone. “Per questo motivo è fondamentale che il turismo in Finlandia sia sostenibile”, sottolinea Liisa.
Uno degli strumenti messi in campo da Visit Finland è il “Sustainable Finland”, una sorta di etichetta che funziona come strumento di sviluppo sostenibile per le aziende turistiche e per le comunità, per applicare pratiche sostenibili nella routine quotidiane, ma anche linee guida dedicate ai turisti. “L’etichetta renderà inoltre più facile per i viaggiatori identificare le destinazioni e le compagnie turistiche che operano in modo sostenibile”, conclude Liisa.
L’altra Lapponia, quella sostenibile, locale, attenta al territorio
I cinque parchi nazionali del sud della Lapponia sono un’attrazione durante tutto l’anno. Certo la stagione invernale resta quella più gettonata, ma anche l’offerta estiva non manca. Laghi e foreste ricoprono la gran parte del territorio, creando paesaggi unici: qui la foresta artica è regina. Ad un’ora di auto da Kuusamo si arriva nel centro di Posio, un villaggio di qualche migliaio di abitanti. La piccola cittadina ha però una particolarità: molti dei suoi abitanti sono stranieri e provengono da varie parti nel mondo, Francia, Corea del Sud, Inghilterra. L’inverno si fa ancora sentire e la neve continua a scendere copiosa, nonostante nell’emisfero boreale sia già primavera. Ricopre tutto, almeno fino a maggio. Ed è qui che Thierry e Catherine Chevillard hanno scelto di vivere, lasciando Parigi. Hanno acquistato e ristrutturato un vecchio edificio usato un tempo dai boscaioli, immerso in sette ettari di foresta artica trasformandolo nel Naali Lodge (“naali” è la volpe artica in finlandese, ndr). Una struttura a basso impatto ambientale, alimentata da rinnovabili, che offre ai visitatori il lato più selvaggio della Lapponia.
“Siamo consapevoli dell’impatto che ha il turismo su questa terra. E come i cambiamenti climatici stiano minacciando la Lapponia”, racconta Thierry mentre passeggiando sotto le neve che continua a cadere copiosa. “Per questo motivo ospitiamo al massimo otto persone, nonostante lo spazio disponibile sia almeno il triplo. In questo modo riduciamo la nostra impronta”. Anche le attività proposte sono a basso impatto: niente motoslitte, ma sleddog (la slitta trainata da cani), e trekking. Durante un’escursione al Riisitunturi National Park, famoso per i suoi alberi sepolti dalla neve, racconta come anche qui si stia assistendo al fenomeno dei drunken trees, ovvero del collasso degli alberi a causa dello scioglimento del permafrost. Le radici non riescono ad ancorarsi al terreno e gli alberi cadono anche durante le abbondanti nevicate.“È l’effetto dei cambiamenti climatici”, racconta ai visitatori presenti.
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Qui la natura sa offrire anche un ampio menù, basato su cibo locale e di stagione. Un menù fatto di bacche, frutti rossi, funghi, pesce d’acqua dolce. L’ice fishing (la pesca sul ghiaccio) è l’hobby “nazionale”, come mostra Timo, un gigante nordico che vive qui a Posio. Ogni lago ha la sua particolarità, ma qui nel lago Kitka, uno dei più grandi di tutta Europa, si è certi di tornare a casa con una buona dose di lucci, persici, trote, coregoni. A -20°C, con almeno un metro di neve fresca e 70 centimetri di ghiaccio da bucare, la pesca sul ghiaccio è quasi un’esperienza mistica, certo meditativa. Perché passare anche pochi giorni in questa regione significa rallentare, respirare a pieni polmoni e toccare con mano l’inverno, quello vero.
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