Donald Trump ha firmato il decreto che impone la revisione delle norme introdotte da Obama per limitare le emissioni di CO2 delle centrali elettriche.
Porto Tolle, da centrale a carbone a villaggio turistico
Presentato il progetto di riconversione dell’intera area, che da centrale termica diventerà un villaggio turistico a pochi passi dal parco regionale del Delta del Po.
Una riqualificazione urbana in chiave sostenibile. È questo il progetto Delta Farm presentato a Porto Tolle lo scorso 17 aprile, che prevede la completa dismissione e demolizione della centrale elettrica, per far posto ad un villaggio turistico aperto agli imprenditori locali. Un modo per riqualificare e riconvertire l’area industriale, che a regime dovrebbe occupare almeno 400 addetti a pochi passi dal Delta del Po.
L’iniziativa fa parte del più ampio programma Futur-e promosso da Enel e che coinvolge 23 centrali elettriche sparse in tutto il territorio italiano. “Un modello che attraverso bandi pubblici e concorsi di progetti, possibili soluzioni circolari, sostenibili e di lungo periodo sia in grado di trasformare queste 23 centrali in una nuova opportunità di sviluppo per il territorio”, spiega il gruppo.
Il progetto di Porto Tolle, il villaggio Delta Farm
A vincere il bando a maggio 2016 è stato il Gruppo Human Company, dopo le valutazioni di Enel, del Politecnico di Milano, dell’università di Padova e del Comune di Porto Tolle. Il villaggio Delta Farm sorgerà su una superficie di 110 ettari. Di questi 20 saranno forestati, il restante sarà dedicato ad attività commerciali, all’ospitalità e allo sport. Un investimento di circa 60 milioni di euro e un progetto che, secondo i vincitori del bando, dovrebbe essere completato in dodici mesi dall’inizio dei lavori.
La formula scelta è quella del villaggio aperto, ovvero una struttura aperta a tutti gli imprenditori della zona e pensato quindi per dare un impulso alle attività commerciali tradizionali del polesine: agricoltura, pesca e ovviamente turismo, in particolare quello naturalistico e sportivo.
Una nuova vita per la centrale di Porto Tolle
La centrale iniziò a produrre energia elettrica nel 1980, e fino alla fine degli anni ’90 produceva fino al 10 per cento dell’energia nazionale (10-15 miliardi di kWh l’anno). La produzione è poi scesa fino al 2009, anno in cui ha smesso l’attività. In quegli anni si era paventata la possibilità di convertirla a carbone, ma gli iter autorizzativi non sono mai arrivati a compimento, tanto che nel 2014 Enel decideva di abbandonare il progetto definitiva mente. Le associazioni ambientaliste in quegli anni chiesero una riconversione alle rinnovabili, anche per riassorbire i dipendenti dell’ex centrale. Progetto però mai avviato.
Si apre dunque un nuovo capitolo per la centrale di Porto Tolle, che porterà nuova linfa in un territorio tra i più ricchi di natura dell’intero territorio nazionale.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Una ong britannica punta il dito contro la Cina, il cui governo sarebbe pronto ad investire centinaia di miliardi di euro nelle centrali a carbone.
Addio al carbone e chi inquina paga. Il nuovo programma del Wwf Italia adottare subito per dire addio alla peggiore fonte di energia.
Dopo l’era del carbone e l’era del petrolio, ora ci stiamo muovendo a velocità sostenuta verso l’era dell’elettricità. Grazie all’energia rinnovabile.
Dopo Microsoft, anche Google stringe un accordo energetico con il settore nucleare. Intanto, il fabbisogno dell’ia continua a crescere, crescere, crescere.
La fine del carbone è sempre più vicina. Ha costi altissimi per la salute delle persone e non è più sostenibile per lo sviluppo. Cosa c’è da sapere sul combustibile fossile più sporco al mondo.
Secondo uno studio commissionato da Greenpeace le centrali a carbone non solo inquinano l’atmosfera, ma ci privano anche di enormi quantità di acqua.
Nel mondo ci sono circa 2.500 impianti a carbone in fase di realizzazione che produrranno quattro volte il livello di emissioni fissato per mantenere l’innalzamento delle temperature sotto i 2 gradi centigradi rispetto ai livelli dell’era pre-industriale. È quanto riporta Coal gap, così è chiamato il report prodotto da Climate Action Track, ha rilevato che gli obiettivi di
Le centrali a carbone inglesi saranno dismesse entro il 2025, per far posto a quelle a gas, ma anche al nucleare. Una vittoria a metà.