L’anno che sta per concludersi fa ben sperare per il futuro dell’energia solare. I dati globali sul fotovoltaico crescono, gli esempi positivi si moltiplicano. Sebbene resti molto lavoro da fare, seguire il sole ci manterrà sulla strada giusta.
Ancora 1.700 miliardi di euro dati ai combustibili fossili dalle banche, in due anni
Dopo la firma dell’accordo di Parigi 33 tra le più grandi banche mondiali hanno aumentato i loro investimenti nel settore dei combustibili fossili, finanziando di fatto i cambiamenti climatici. Tra questi anche una banca italiana.
Nel mondo si continua ad investire nei combustibili fossili. Non solo, a tre anni dall’accordo di Parigi, il piano d’azione che prevede di limitare il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2 gradi, gli investimenti sarebbero addirittura aumentati. Oltre 30 grandi gruppi finanziari hanno infatti investito più di 1.700 miliardi di euro; di questi oltre 530 miliardi di euro sarebbero stati dirottati verso un centinaio di società che operano nel settore del petrolio, del carbone e del gas.
A renderlo noto è un nuovo rapporto, il Banking on climate change 2019, redatto da Rainforest action network, Banktrack, Indigenous environmental network, Oil change international, Honor the earth, e il Sierra club. Si tratta della decima relazione del gruppo di associazioni che monitorano gli spostamenti di denaro e che dimostra che le banche, invece di fare parte delle soluzione, stanno alimentando il problema.
”A new report published this week shows that 33 global banks provided $1.9 trillion to fossil fuel companies since the adoption of the Paris Agreement.”
Wow. That’s almost as bad as missing a few lessons on #schoolstrike4climate#fridaysforfuture https://t.co/eBLS3mTDf7
— Greta Thunberg (@GretaThunberg) 23 marzo 2019
Quali sono le banche che finanziano i cambiamenti climatici
Ai primi posti per investimenti totali, ovvero petrolio, sabbie bituminose, fracking ed esplorazione petrolifera, si trovano quattro grandi banche americane: Jp Morgan Chase, Wells Fargo, Citi e Bank of America. Insieme, le banche statunitensi rappresentano il 37 per cento di tutti i finanziamenti globali nei combustibili fossili.
Tra queste banche come Wells Fargo non solo non sono riuscite a interrompere i rapporti con le aziende impegnate nel settore petrolifero, ma sono addirittura arrivate ad aumentare il loro finanziamento. Nella classifica degli investitori “sporchi” ci sono anche molti gruppi europei, come Barclays, Credit Suisse, Deutsche Bank, Bnp Paribas, Ing e l’italiana Unicredit.
C’è chi disinveste
Il rapporto sottolinea che qualche barlume di speranza rimane. Circa una decina di gruppi, tutti europei, stanno limitando alcuni finanziamenti, ad esempio nel settore delle sabbie bituminose, mentre altre nove banche avrebbero ridotto i finanziamenti nel settore petrolifero e in quello del gas estratto dalle regioni artiche. Ma c’è chi invece ha iniziato a disinvestire dalle fossili, come il fondo pensionistico norvegese, che in parte sta già diversificando gli investimenti, o la Banca Mondiale che da quest’anno ha dichiarato di non finanziare più progetti di ricerca e estrazione di petrolio e gas. Seguendo anche ciò che alcuni analisti e ricercatori suggeriscono: continuare ad investire nei combustibili fossili e sulla “bolla del carbonio” potrebbe portare a perdite miliardarie per interi mercati, come quello americano, russo e canadese.
Visualizza questo post su Instagram1.700 miliardi di euro. È la quantità di soldi investiti nei combustibili fossili da 33 banche nel mondo, solo dall’adozione dell’Accordo di Parigi a fine 2015. Eppure, il mondo deve prendere un’altra direzione per completare la transizione energetica necessaria per tenere sotto controllo il clima. Infatti, bisogna aumentare la diffusione e l’uso di energie rinnovabili per ridurre le emissioni di CO2 in modo da mantenere l’aumento della temperatura sotto i 2 gradi ed evitare un punto di non ritorno per il Pianeta. #LifeGateEnergy / 1,7 trillion euros have been destined to fossil fuel companies by only 33 global banks, since the adoption of the Paris Agreement at the end of 2015. But the world must keep on going towards the energy transition needed to keep the climate under control. In fact, we need to accelerate the use and spread of renewable energies in order to reduce CO2 emissions and keep the average temperature rise below 2 degrees and avoid to reach a point of no return for our Planet. . . #lifegateenergy #renewablee ergy #renewables #renewableenergies #energytransition #fossilfuels #keepitinthegroung #climatechange #emissions #burning #co2 #banks #banking #finance #investment #globalwarming #bankingonclimatechange #combustibilifossili #investimentisostenibili
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Quanto denaro serve per ridurre gli effetti dei cambiamenti climatici
Secondo l’Onu servirebbero almeno 100 miliardi l’anno per la lotta ai cambiamenti climatici, da investire in particolare nelle aree più povere ed esposte. Non solo: investire in un’economia a basso tenore di carbonio, rinunciando gradualmente alle fossili, porterebbe enormi benefici economici a livello globale. Secondo le stime, al ribasso, della Global commission on the economy and climate, solo disinvestendo da carbone e petrolio e applicando la carbon tax, si potrebbero generare 2.500 miliardi di euro di benefici economici ogni anno. Una cifra di gran lunga superiore a quella che investono le grandi banche ogni anno, alimentando di fatto i cambiamenti climatici.
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