
L’auto connessa (in Italia ne circolano 18 milioni, il 45% del parco circolante) ha molti vantaggi in termini di sicurezza e innovazione. Ma a chi cediamo i dati personali e chi tutela la nostra privacy?
Quando un’imbarcazione percorre per parecchi anni una rotta di successo, ciò non significa che rinunci a esplorare nuovi mari e dirigere la prua verso lidi diversi. La nave in questione è Toyota che, dopo essere divenuta leader nel mercato delle auto ibride e avere introdotto una delle prime vetture di serie alimentate a idrogeno, vale
Quando un’imbarcazione percorre per parecchi anni una rotta di successo, ciò non significa che rinunci a esplorare nuovi mari e dirigere la prua verso lidi diversi. La nave in questione è Toyota che, dopo essere divenuta leader nel mercato delle auto ibride e avere introdotto una delle prime vetture di serie alimentate a idrogeno, vale a dire la berlina Mirai, ora sfoglia il terzo petalo della mobilità sostenibile dedicandosi alla propulsione elettrica. Un allargamento degli orizzonti che porterà entro pochi anni a un ulteriore, forte, impulso verso l’abbattimento delle emissioni, dato che Toyota è il più grande costruttore al mondo e può contare su economie di scala irraggiungibili per gran parte dei concorrenti, a tutto vantaggio della riduzione dei prezzi dei veicoli a batteria.
Il costruttore nipponico ha dato vita a una startup interna destinata a sviluppare le nuove vetture elettriche. Un gruppo di lavoro composto da esperti e tecnici provenienti da tre realtà giapponesi di spicco quali la stessa Toyota, Aisin, specialista in trasmissioni, e Denso, produttore di componenti e accumulatori. Una struttura agile, al vertice della quale è stato posto niente di meno che Akio Toyoda, presidente e amministratore delegato del colosso nipponico oltre che nipote del fondatore, Sakichi Toyoda. Un “pezzo da novanta” in grado di prendere decisioni operative su ogni aspetto del progetto, così da definire in tempi brevi, anzi brevissimi, le caratteristiche cardine della nuova famiglia di auto, il cui primo modello – molto probabilmente una Suv – è atteso al debutto entro il 2020. Il target di autonomia non è stato ancora rivelato, ma come riportato dal magazine giapponese Nikkei, si prevede un range di 300 chilometri reali a ogni ricarica. Cruciale, a tal proposito, sarà il passaggio dalle celle al nichel-metallo idruro agli accumulatori agli ioni di litio, più moderni e performanti, portati al debutto dalla nuova Toyota Prius Hybrid Plug-In, presentata in occasione del recente Salone dell’auto di Parigi.
La diversificazione elettrica messa in atto da Toyota, che fa seguito ai primati ottenuti nel settore della propulsione ibrida e mediante fuel cell, nasce dalle differenti esigenze dei mercati e, soprattutto, dalla constatazione che le infrastrutture esistenti in gran parte del mondo sono prossime a garantire una capillare rete di ricarica per le auto a batteria, ma ancora lontane dal rendere diffuso il rifornimento a idrogeno. In aggiunta, negli Stati Uniti il basso prezzo dei carburanti ha rilanciato le vetture tradizionali e quanti guardano a un veicolo ecologico sembrano preferire una soluzione al 100 per cento elettrica alle motorizzazioni ibride e ibride plug-in. Non ultimo, Toyota intende rispondere quanto prima all’offensiva Volkswagen – il secondo costruttore al mondo per volumi di vetture – che intende presentare, entro il 2025, una nuova famiglia di veicoli a batteria composta da ben dieci modelli e chiamata a coprire progressivamente un quarto delle vendite del Gruppo di Wolfsburg. La casa nipponica deve quindi stringere i tempi, specie considerando che le Olimpiadi di Tokyo, di cui è sponsor, sono previste nel 2020 e costituiranno un eccezionale palcoscenico per i nuovi modelli a zero emissioni.
Per Toyota non si tratta, in ogni caso, di una prima assoluta, dato che già in passato aveva prodotto auto elettriche. L’ultimo modello a batteria, nel dettaglio, è rimasto in produzione dal 2012 al 2014 e limitatamente alla California. Si trattava della seconda generazione della Suv RAV4 EV, costruita in 2.600 esemplari in collaborazione con Tesla – che forniva gli accumulatori – e accreditata di una percorrenza media di poco meno di 200 chilometri. L’esperimento non funzionò, dato che il colosso nipponico ritenne ancora acerbo il mercato delle vetture alimentate a batteria e insufficiente l’autonomia garantita dagli accumulatori di allora. Oggi tutto è cambiato. Dal 2020 Toyota produrrà vetture elettriche a costi accessibili. Ci sarà un nuovo sceriffo in città?
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